Il direttore del Distretto Asl di Aprilia, Belardino Rossi, venerdì scorso 25 gennaio, interpellato dal giornale Il Caffè, aveva annunciato una “soluzione che permetterà di superare la criticità segnalata”. Di fronte alle code pazze che mandano in tilt il servizio prelievi, è senz’altro apprezzabile il tentativo e lo sforzo. Ma alla prova dei fatti il problema – e non per colpa della Asl e degli operatori sanitari – rimane. Siamo andati a verificare nuovamente la situazione. Scene da film di Totò. Pazienti disorientati, operatori imbarazzati, gente che si vede rispedire a casa senza aver concluso nulla, magari per un’analisi urgente. “Non ci sono più numeri erogabili per la giornata odierna”, dice il monitor della macchinetta, che parla anche un po’ strano (quando il bigliotto esce, dice di “prelevarlo dalla feritoia”…).
ANALISI E NUMERINI.. DA TERNO AL LOTTO!
In pratica, nulla è certo per chi non può prenotare tramite e-mail, ma prende il bigliettino alla macchinetta nella struttura di via Giustiniano. Questi pazienti devono accontentarsi dei posti che avanzano, cioè non prenotati tramite posta elettronica. La “soluzione” messa in campo dalla Asl apriliana cerca di dare un minimo di razionalità alla faccenda che è davvero assurda: la Regione obbliga i cittadini a prenotarsi on line, ma resta la possibilità dei bigliettini erogati dalla macchinetta elettronica. Poi però non è sicuro che la prestazione ti venga fornita, perché si va fino ad esaurimento posti. Ogni mattina, sono una settantina i prelievi eseguiti. Perciò anche se ti piazzi là fuori all’alba con il sacco a pelo e fai la veglia per essere il primo, non è detto che poi l’agognato prelievo te lo facciano. Se i posti disponibili vengono prenotati su internet, resti fregato. La “soluzione”, dunque, appare lungi dal “superare la criticità”.
CHE CI HANNO FATTO COI 71 MILIONI DI EURO PER IL NUOVO APPALTO?
A risolvere dovrebbe essere chi ha affidato il servizio e chi ora gestisce il ghiotto appalto da novembre scorso. Parliamo complessivamente di un appalto da 71 milioni di euro. Che però non sono bastati a prevedere e offrire una funzione semplice semplice per prenotare le analisi in modo accessibile, razionale ed efficiente nell’era della comunicazione e della tecnologia informatica. Prima bastava prendere il bigliettino dalla macchinetta al poliambulatorio in via Giustiniano, si pagava il ticket se necessario, e ci si metteva in fila. Come numero d’ordine valeva l’orario segnato sul bigliettino. Si andava per ordine cronologico: chi prima arrivava faceva prima, a parte quei casi con diritto di precedenza. Adesso invece per stare sicuro di avere un posto in fila devi per forza prenotarti tramite e-mail.
COME DISCRIMINARE ANZIANI E DISAGIATI
Però molti pazienti, specialmente gli anziani, non conoscono e non sanno utilizzare internet e le e-mail. Oltre al caos e all’assurda incertezza in cui vengono lasciate le persone in un àmbito così delicato come quello della salute, la cosa si risolve anche in una discriminazione verso chi non usa certe tecnologie. In particolare è una grave mancanza verso una fascia debole quali sono gli anziani e/o le altre persone che non sanno utilizzare il computer, internet e la posta elettronica e che di solito sono soggetti disagiati.
OBBLIGANO I PAZIENTI A USARE L’EMAIL,
MA NON GARANTISCONO IL REFERTO ON LINE
Non finisce qui. Se da un lato i geniali tecno-burocrati della sanità partitocratica laziale obbligano i cittadini ad utilizzare internet ed e-mail per garantirgli la prenotazione, dall’altro il cosiddetto servizio non garantisce il ritiro on line dei referti. «Noi lo diamo, ma poi la Regione molte volte ha problemi adesso nel fornire su internet i referti e quindi il paziente deve tornare qui a prendere la copia cartacea». Così ci ha confermato una gentile operatrice allo sportello del poliambulatorio di Aprilia. È chiaro? L’istituzione pretende l’uso della tecnologia con un regola che ha stabilito lei, ma poi è essa stessa a non metterti in condizione di usufruirne per un altro servizio che sempre lei, la Regione Lazio, prevede e promette. Non resta che dover assistere ancora a confuse processioni di pazienti increduli e arrabbiati al Poliambulatorio di Aprilia. E lo sconcerto aumenta se si pensa che il nuovo appalto per il Recup è costa ai cittadini ben 71 milioni di euro. Un appaltone che contempla, oltre alla gestione delle prenotazioni, anche un presunto servizio di customer care (assistenza agli utenti). Si parla in inglese, si agisce da terzo mondo.