Interrotto il discorso del vescovo Raffaello Martinelli da alcuni attivisti uomini e donne del movimento “Non Una di Meno-Castelli Romani “, con una vivace protesta durante il convegno del Movimento della Vita in comune presso la Sala degli Specchi di Frascati. “Come annunciato durante il convegno “Il ruolo del volontariato nella difesa e promozione della vita umana”, quale responsabile del Movimento per la Vita di Frascati, dice Massimo Gazzaneo, da oggi attiverò tutte le procedure utili e necessarie per la realizzazione dei due progetti illustrati appunto sabato scorso: la realizzazione di una “culla per la vita” per neonati abbandonati presso l’ospedale di Velletri, l’unico nella nostra zona, oltre al recente policlinico dei Castelli, ad avere il reparto di neonatologia e maternità; l’accesso dei nostri volontari nei consultori della ASL RM 6, per una completa e corretta informazione nei confronti delle coppie e delle donne che vi si rivolgono per una eventuale interruzione di gravidanza. Tutto ciò insieme a vecchi e nuovi amici, che ringrazio ancora di cuore, ed ancora più fortificato nel mio impegno dalle difficoltà burocratiche, dalle contestazioni e dalle critiche di chi non ha la minima cognizione degli “argomenti” trattati ed i minimi rudimenti per affrontarli “. Di rimando arriva la replica degli autori della protesta del gruppo “Non Una di Meno Castelli Romani”: “A distanza di un anno, l’amministrazione frascatana non perde occasione per ospitare in una delle sale comunali un incontro promosso dal Movimento per la Vita di Frascati, dal titolo “Il ruolo del volontariato nella difesa e promozione della vita umana”. L’incontro è stato organizzato dall’avvocato Massimo Gazzaneo, in qualità di responsabile del Movimento per la Vita e come delegato del Sindaco di Frascati al Volontariato, in collaborazione con il Vescovo della diocesi. Si chiama Movimento per la vita, ma a questo punto dovremmo chiederci: quale vita? E per la vita di chi? Di certo non quella delle donne perché il Movimento, che si dichiara pronto alla difesa della “vita” di un feto alla dodicesima settimana di gestazione, allo stesso tempo si schiera contro la libertà delle donne di abortire; libertà garantita legalmente dalla legge 194, frutto delle lotte di migliaia di donne negli anni ’70. Negare il diritto all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza) non impedirà alle donne di abortire: trasformerà l’aborto in un privilegio di classe, un lusso che poche si potranno permettere, pagando medici che privatamente acconsentiranno a praticarlo o decidendo di migrare altrove. Per tutte le altre la soluzione sarà una soltanto: abortire clandestinamente. Davvero si vuole ridurre il numero di IVG? Allora pensiamo ad una seria educazione sessuale nelle scuole, ad un accesso libero e gratuito alla contraccezione, al potenziamento dei consultori. La crociata fondamentalista dei movimenti per la vita è animata dall’odio per le donne. L’obiettivo non è la difesa della “vita”, un principio sacro quanto astratto, ma infiltrarsi nei nostri consultori laici, criminalizzare le donne per sottrarre loro potere e controllo sulla riproduzione e trasformarle in strumento procreativo. Pensiamo che la genitorialità sia una possibilità e non un obbligo. Un’opzione che ci costa cara come lavoratrici precarie, sfruttate e mal pagate. E che ci costa cara anche quando non la scegliamo, perché in Italia una donna senza figli è ancora considerata una donna “non completa”. Rivendichiamo la libertà di scelta sui nostri corpi, il diritto di non sentirci stigmatizzate, giudicate e isolate e quello di non dover ricorrere a pericolosi metodi fai-da-te. Le strade e le piazze stracolme di donne sono le uniche che hanno il diritto di parlare per e su se stesse. Al grido “Vogliamo educazione sessuale per decidere, la contraccezione per non abortire, l’aborto per non morire. per un aborto libero, sicuro, gratuito e depenalizzato in tutto il mondo” gli attivisti hanno abbandonato l’aula.
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