“Apprendiamo con preoccupazione che, poco prima di Natale, la commissione regionale Agricoltura e Ambiente del Lazio ha modificato il piano di Tutela delle Acque, la legge regionale del 2016 che disciplina l’intero settore idrico consentendo deroghe al principio secondo cui l’acqua per uso potabile non puo’ essere attinta da corsi d’acqua in cui siano effettuati scarichi industriali. È evidente che si tratta di un grimaldello per consentire l’entrata in funzione del potabilizzatore Acea sul Tevere, un impianto costato 12,7 milioni di Euro, di dubbia compatibilita’ con la tutela della salute dei romani”. Cosi’ in una nota i co-portavoce dei Verdi di Roma, Guglielmo Calcerano e Silvana Meli.
I due spiegano: “La Sindaca Raggi ed Acea costruiscono una casa cominciando dal tetto: si vuole porre rimedio all’inefficienza della rete idrica del Lazio a partire dal riutilizzo a fini potabili dell’acqua di uno dei fiumi piu’ inquinati d’Italia, anche per la presenza di idrocarburi, metalli pesanti e microplastiche, e non gia’ dalla riparazione dei nostri acquedotti colabrodo, la cui perdite – ancora attestate tra il 30 ed il 40% dei volumi trasportati – sono ampiamente al di sopra della media italiana ed europea??”.
“Insistiamo nel chiedere, come ripetuto piu’ volte in questi anni, una moratoria totale alla distribuzione degli utili di Acea tra gli azionisti (ossia, Roma Capitale, Suez e Caltagirone), affinche’ siano utilizzati per riparare i buchi nelle tubazioni, preservare il sottosuolo dal dilavamento, separare il ciclo delle acque nere dalle bianche, e individuare e reprimere gli allacci abusivi. Il risanamento comincia dall’eliminazione degli sprechi, non dall’utilizzo a fini potabili del Tevere. Inoltre, dove sono finite tutte le promesse di ripubblicizzazione dell’acqua applicando il referendum fatte in campagna elettorale?È il caso di dire che Raggi, ACEA e la Regione Lazio, vogliono darcela a bere, ma la salute dei romani non si svende!”, concludono Meli e Calcerano.
(Red/ Dire