Ultimato il mega impianto di filtraggio per abbeverare la Capitale e altri 111 comuni laziali con l’acqua di uno dei più contaminati fiumi d’Italia. Lo chiamano “potabilizzatore” di Grottarossa. I 32 filtri a carboni attivi sono pronti a trattare il Tevere. È il nuovo aggiornamento che Il Caffè può dare. Ma non perché chi di dovere abbia parlato: siamo tornati con il nostro drone sul sito. Cosa impedisce alle istituzioni e al gestore idrico di dire la verità sull’acqua del Tevere che presto daranno da bere a 4 milioni di persone tra Roma e provincia? Quali inconfessabili fatti ci sono dietro il progetto voluto da Acea e dal Campidoglio? A luglio scorso abbiamo lanciato la notizia. Ma le autorità tacciono: Regione Lazio, Comune di Roma e tutte le Amministrazioni comunali che sulla carta sarebbero i soci di maggioranza controllori del gestore idrico. Silenzio anche tra chi è pagato per tutelare la salute pubblica e l’ambiente. Le uniche informazioni sono quelle scovate dal giornale Il Caffè con una lunga e impegnativa ricerca. Molte le ombre nelle centinaia di pagine che abbiamo studiato. Il progetto doveva restare segreto. Ma noi lo abbiamo scoperto e reso noto. Con il nostro drone – l’unico modo oggi per sapere qualcosa – abbiamo rilevato quel che potete vedere nella nuova esclusiva foto qui a lato: i filtri verdi sono lì, si vedono i sacchi di carboni attivi stoccati nel sito a Roma nord, in via Vitorchiano, vicino Fidene e Castel Giubileo, a due passi dall’aeroporto dell’Urbe. L’impianto non è ancora allacciato all’acquedotto. A seguito della nostra inchiesta, il Garante del servizio idrico integrato del Lazio ha convocato un Tavolo tecnico sulla faccenda. Dice che nemmeno lo sapeva… Eppure il progetto era indicato nel suo penultimo rapporto semestrale insieme ad altre proposte di Acea per quasi 1,3 miliardi di euro in tutto, da realizzare in deroga a una marea di norme, anche ambientali e sanitarie. L’avvocato Paola Perisi, che ricopre la carica di Garante, ha chiamato a rapporto 7 istituzioni coinvolte: Acea Ato2 Spa, la STO Segreteria tecnico operativa dell’àmbito idrico (organo pubblico di presunto controllo sulla gestione idrica), la Direzione risorse idriche della Regione Lazio (Wanda D’Ercole), l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, il Ministero dell’Ambiente, la Sindaca di Roma, l’Istituto superiore di sanità e l’Asl Roma 2. E noi del Caffè. L’incontro fissato per il 2 ottobre è praticamente saltato: mancavano Acea Ato2 e la STO. Meglio rinviare, visto che sono il gestore idrico e il suo presunto controllore pubblico a dover chiarire molte cose. Noi del giornale Il Caffè c’eravamo e abbiamo reso una consulenza gratuita al Garante sulla grande truffa idrica del Lazio e non solo, oltre che sul “potabilizzatore”. Il Garante ha preso appunti e ha convocato un secondo incontro per il 23 ottobre: assenti anche stavolta Acea e STO, Istituto superiore di sanità, Ministero dell’ambiente e la stessa Regione Lazio. Presenti invece i dottori della Asl Roma2 Stefano Marzani, responsabile del servizio acque potabili, e Rosella Moscatelli, capo del settore acquedotto cittadino. C’erano anche Arpa Lazio e il Comune di Roma con un tecnico delle infrastrutture e opere idrauliche. A tutti abbiamo consegnato una serie di domande scritte per capire se la procedura seguita è legale, se è sicuro e affidabile il processo di filtraggio del Tevere, quali analisi delle acque sono state effettuate e/o sono in programma, che risultati ci sono, come e quando ne comunicheranno gli esiti alla popolazione e ai Comuni, chi ha realizzato l’opera, chi paga. Ma anche alcuni quesiti di ordine legale: perché la STO nel verbale della Conferenza dei sindaci del 27 dicembre che ha dato il primo via libera al progetto non ha esplicitato quali Comuni hanno votato “sì” e quali “no”? Perché in quella riunione Acea Ato 2 e STO non hanno spiegato ai sindaci che per fare il “potabilizzatore” si dovevano violare norme regionali e nazionali in merito alla qualità delle acque di fiume ad uso potabile? Perché il potabilizzatore è stato dotato di filtri a carboni attivi – che per essere efficaci devono lavorare in continuo – nonostante si dica che serve solo per l’emergenza? Siamo riusciti a scucire solo che l’acqua del Tevere verrà sottoposta a preventivo «giudizio di potabilità». Così ha dichiarato la Asl con il dottor Marzani. Il carro dietro ai buoi: intanto faccio l’impianto poi si vedrà. Quando si dice razionalità, efficienza, pianificazione, tutela della salute pubblica. E poi? «La struttura industriale – dice l’Asl Rm2 – verrà sottoposta a quattro campionature (analisi, ndr) annuali, una per stagione, per garantire che i livelli di inquinanti presenti nell’acqua immessa in conduttura rispettino i limiti massimi ammessi dalla legge». Fabbriche, fogne a moltissimi abusivi scaricano quotidianamente. Chi controlla?
Francesco Buda e Daniele Castri
22/11/2018