Si è reso conto il Comune di Pomezia del pessimo stato di conservazione in cui versano i beni culturali pometini al di fuori del centro storico? Se lo chiede l’associazione Latium Vetus, in un commento critico affidato alla stampa sull’inserimento del nucleo fondativo di Pomezia nella rete delle Dimore storiche del Lazio, annunciato dall’Amministrazione comunale con grande entusiasmo. L’associazione, contestando il fatto che l’iniziativa sia stata resa nota solo oggi, ma che in realtà risalga ad almeno un anno fa, quando era in carica la passata Amministrazione, fa notare il “perdurante stato di degrado” di altri siti di importanza storica e archeologica della città. È il caso della villa romana di via Siviglia, su cui è in corso una difficile procedura di esproprio che, nel frattempo, ha lasciato in abbandono e alla mercé dei vandali le rovine romane di Torvaianica. Ma anche del santuario del Sol Indiges, “ormai scomparso sotto una coltre di vegetazione spontanea”, scrive Latium Vetus”, e di Torre Maggiore, “monumento che necessiterebbe di lavori conservativi urgentissimi”. “Per non parlare poi – aggiunge Latium Vetus – dell’atteggiamento assunto dal Comune nella vicenda del vincolo paesaggistico dell’agro di Pomezia-Ardea, apertamente contrastato dall’ente nell’impianto approvato dal Mibac”. “Eppure l’ente comunale continua a concentrarsi intorno a piazza Indipendenza”, denuncia l’associazione, che chiede al Comune lo stanziamento di risorse per la salvaguardia del patrimonio storico-archeologico territoriale, con il coinvolgimento di Regione Lazio e ministero per i Beni culturali.
23/10/2018