Un’altra ombra si allunga sul ‘potabilizzatore’ dell’Acea a Roma nord che presto porterà l’acqua del Tevere nei rubinetti di oltre 4 dei 5,8 milioni di cittadini del Lazio: la Conferenza dei Sindaci che il 20 dicembre 2017 ha dato il via libera al progetto potrebbe essere invalidata dal punto di vista giuridico. Cerchiamo di capire perché. Dal 1999 ad oggi, tutte le decisioni adottate dalla Conferenza dei Comuni dell’àmbito idrico che ricomprende Roma e gran parte della provincia sono riportate in 33 verbali che indicano in modo chiaro e preciso i Sindaci assenti o presenti alle sedute, chi ha votato sì, no e gli astenuti. Unico caso in cui ciò non è accaduto è proprio quello del ‘potabilizzatore’ dichiarato strategico e urgente, per dare da bere agli utenti l’acqua del fiume di Roma.
L’ALLEGATO AL VERBALE
Alla fine di ogni seduta della Conferenza, la S.T.O. redige un verbale a cui è allegato un documento che riporta la data della seduta, il numero dell’ordine del giorno in votazione, l’oggetto della votazione e l’elenco alfabetico di tutti i Comuni. È tale il livello di precisione nelle annotazioni riportate a verbale dalla S.T.O., che l’allegato indica esplicitamente anche il caso in cui in Conferenza sia presente un delegato del Sindaco, ma sprovvisto della delega formale scritta e sottoscritta dal primo cittadino: in tal caso, il voto non è valido. In questo modo è impossibile confondere i dati relativi a due o più votazioni compiute nel corso della stessa seduta. Ma soprattutto è possibile capire con certezza assoluta quale Comune abbia votato sì, no o si sia astenuto, per ogni singolo provvedimento. Una precisione necessaria, visto che la Conferenza dei Sindaci è chiamata a discutere e prendere decisioni che riguardano beni e servizi pubblici essenziali che incidono sulla vita e sulla salute dei cittadini: qualità delle acque, numero e dislocazione dei campi-pozzi, risistemazione e ampliamento degli acquedotti, gestione dei depuratori e dei dearsenificatori, numero e dislocazione degli sportelli Acea attivi sul territorio, numero verde per gli utenti, aumenti in bolletta, modalità dei distacchi, etc etc. Una scrupolosa consuetudine che va avanti da 19 lunghi anni e venuta meno solo nella seduta del 20 dicembre 2017, quella appunto per il mega-impianto da 12,7 milioni di euro per trattare l’acqua del Tevere e portarla ai rubinetti.
LO SPAURACCHIO
In quella seduta l’Acea ha proposto ai 112 sindaci del bacino di dare il via al progetto che prevede la realizzazione di un impianto industriale da 500 litri al secondo di acqua prelevata dal Tevere, uno dei fiumi più inquinati d’Italia e che prima di arrivare in zona Roma-nord attraversa Emilia Romagna, Umbria, Toscana e gran parte del Lazio e in cui finiscono scarti di fogna e industriali e molti scarichi abusivi. L’impianto è ora in costruzione situato a ridosso ed a valle del depuratore di Roma-nord, sequestrato in passato dalla magistratura per presunti sversamenti illegali di reflui e fanghi nel Tevere. Il Caffè lo ha potuto documentare sullo scorso numero, con le esclusive foto dal drone scattate a luglio. I lavori procedono, come mostrano le nuove immagini immortalate dal nostro drone sopra l’area che risulta inaccessibile da terra, sembra una fortezza blindata. Noi non vi abbiamo trovato il cartello con i dati del cantiere.
È VALIDO QUEL VOTO?
Nel corso della seduta del 20 dicembre 2017 si è votato il “sì” al potabilizzatore Acea in seconda convocazione, visto che la prima non aveva raggiunto il numero minimo di 57 Comuni presenti necessari per la validità del voto (così prevede la consuetudine in assenza di regole scritte in proposito). Ce n’erano solo 54. Nel verbale di seduta la S.T.O. però non ha inserito l’allegato di dettaglio, con i nomi dei Comuni: una circostanza unica, che non è però il frutto di un errore nella compilazione del verbale dato che “nella specifica votazione – ci ha scritto la Segreteria Tecnica Operativa della Conferenza dei Sindaci Ato 2 Lazio Centrale Roma, il 31 luglio scorso – si è proceduto per alzata di mano ed è stato registrato soltanto il numero dei voti favorevoli e/o contrari”. Pertanto non è possibile desumere quali sindaci abbiano votato a favore e quali contro”. In altre parole, non è possibile capire di preciso quali Sindaci erano assenti o presenti in seduta, né tantomeno chi tra questi ultimi ha votato a favore o contro il progetto Acea. Unico dato ricavabile è il numero totale dei presunti voti dei presunti Sindaci (o loro delegati) presenti. Nel verbale di seduta la S.T.O. parla di 39 Comuni presenti, ma poi i conti non tornano visto che al momento del voto – sempre secondo il verbale della S.T.O. – 35 di loro hanno votato a favore del ‘potabilizzatore’ e tre contro, per un totale di 38 Comuni. Il numero minimo di presenze per la validità del voto dell’assemblea in seconda convocazione era pari a 37 Comuni.
ARICCIA E VELLETRI, UNICI RIBELLI… IN”ˆSORDINA
Alcuni Comuni presenti alla Conferenza dei Sindaci del 20 dicembre 2017 hanno chiesto alla Sto di verificare il numero minimo legale dei presenti. Ad esempio il Comune di Ariccia, per bocca del vicesindaco Enrico Indiati, che ha ribadito ai dirigenti della S.T.O. di svolgere tale verifica del numero legale per ben tre volte. Contattato dal Caffè, Indiati ha preferito non rilasciare dichiarazioni. Decisamente contrario ad avviare il potabilizzatore del Tevere, l’attuale presidente del Consiglio di Velletri, Sergio Andreozzi. Ha chiesto ai vertici di Acea Ato2 di riparare le condotte idriche esistenti, che disperdono oltre il 40% dell’acqua immessa in conduttura. Sarà che parliamo di acqua, ma la Segreteria Tecnica Operativa di Acea, che dovrebbe garantire ai cittadini e Amministrazioni comunali chiarezza e precisione nella gestione del servizio idrico, si mostra confusa proprio in un momento decisivo per il futuro della qualità dell’acqua che verrà distribuita nel Lazio per i prossimi decenni. Coi dirigenti, gli ingegneri Alessandro Piotti (nel frattempo andato in pensione) e Massimo Paternostro, che si nascondono dietro alle segretarie, al telefono e alle mancate risposte alle nostre mail. Una immagine decisamente poco trasparenze per chi fa della trasparenza il proprio mestiere, pagato dai cittadini. Speriamo che ad essere davvero trasparente sia almeno l’acqua del ‘potabilizzatore’ Acea. Un modo c’è per sapere chi c’era e se ha approvato o bocciato l’impianto: mostrare il video della seduta, come riferisce una fonte istituzionale.
Problematiche igienico-sanitarie
Sono molte le problematiche igienico-sanitarie e ambientali che incombono sull’impianto, ma di sicuro il progetto cozza contro due leggi regionali che vietano di potabilizzare le acque dei fiumi in cui finiscono reflui industriali: la legge regionale n. 42 del 2007 ed il Piano di Tutela delle Acque, che ha il compito di tutelare l’intero ecosistema dell’acqua (Delibera di Giunta Regionale n.819 del 28 dicembre 2016). Leggi di cui nessuno, né i relatori di Acea che hanno presentato il progetto ai Sindaci né tantomeno i dirigenti della S.T.O., ha parlato nel corso della seduta della Conferenza dei Comuni del 20 dicembre 2017.