È SUL REPORT UFFICIALE
In quella lista di interventi anti-emergenza il “nuovo potabilizzatore del Tevere” da mille litri al secondo è inserito come opera a sé. E sempre in località Grottarossa, in altra casella la lista degli interventi Acea a Roma e dintorni riporta un altro intervento: “Adeguamento impianto di trattamento Grottarossa al decreto lgs. 31/2001 e condotta di collegamento alla rete esistente (+ 500 litri al secondo)”. Ciò lascia sorgere il dubbio che possa esserci in ballo un secondo e più grande ‘potabilizzatore’ per dare da bere il Tevere alla gente. Lo abbiamo scritto sullo scorso numero e nessuno ha smentito. Oppure, viene da chiedersi, quello che stanno già realizzando arriverà a trattare mille litri al secondo? Vogliono usare una parte dell’acqua depurata dal grande depuratore Roma Nord, attaccato a Grottarossa? Così riferisce qualche addetto ai lavori. C’è una cappa di omertà. Queste domande le scriviamo e le indirizziamo pubblicamente a chi sa e alle autorità coinvolte: Regione Lazio, Garante del servizi idrico integrato della Regione Lazio, al Comune di Roma, alla Città Metropolitana e a tutti i Sindaci e amministratori comunali dei Comuni serviti da Acea Ato2.
TUTTO IN DEROGA
Certi dubbi e domande sono alimentati anche da un altro aspetto: questi progetti sono stati proposti in virtù dell’ordinanza emanata dal Capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, numero 474 del 2017 per “contrastare la crisi di approvvigionamento idrico ad uso idropotabile” nel Lazio. Il provvedimento offre corsie preferenziali straordinarie: massimo 180 giorni dal 7 agosto 2018 (data di dichiarazione dello stato di emergenza) per approvare e avviare gli interventi saltando 171 articoli di 12 diverse leggi ed “altre disposizioni regionali strettamente connesse alle attività previste dalla presente ordinanza”. Tra gli innumerevoli strappi alle regole, si possono aggiudicare lavori e forniture senza gara pubblica d’appalto come di solito si deve fare per garantire la scelta della migliore offerta tra quelle proposte da varie ditte concorrenti. Tempi ultraveloci: 180 giorni “per tutte le autorizzazioni necessarie all’approvazione ed alla cantierabilità degli interventi”.
PERCHÉ TANTI SEGRETI?
Gli interventi per ‘potabilizzare’ l’acqua del Tevere e portarla ai rubinetti sono stati individuati, dice il report del Garante, “al solo fine di poter utilizzare le disposizioni e le deroghe normative previste dall’Ordinanza” del capo della protezione civile. Questo “in modo da poter ottenere, entro i 180 giorni di vigenza dello stato di emergenza, tutte le autorizzazioni necessarie all’approvazione ed alla cantierabilità dell’intervento, con copertura finanziaria interamente a carico della tariffa SII ed esecuzione a carico del Gestore”. Tradotto: non chiediamo soldi al Governo – faremo pagare tutto agli utenti tramite le bollette dell’acqua – ma lasciateci fare tutti questi lavori al volo, senza tante smancerie burocratiche e legali. Tra le regole derogabili, ci sarebbero pure quelle che vietano di utilizzare a scopo idropotabile le acque dei fiumi che ricevono scarichi industriali con idrocarburi metalli pesanti, microplastiche e altri pessimi contaminanti. Divieto imposto dalla legge regionale 42/2007 e ribadito nel più recente Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Giunta Regionale con la delibera n. 819 del 28 dicembre 2016. Inoltre, l’articolo n.7 del decreto legislativo n. 152 del 1999, per poter utilizzare o destinare alla produzione di acqua potabile i fiumi, impone di classificarli in base al grado di inquinamento. Cosa mai avvenuta finora per la acque del Tevere. Non è dato sapere quali tra gli interventi riferiti nel Rapporto del Garante siano stati poi effettivamente sdoganati. Che acqua vogliono dare da bere a Roma e provincia? Nessuno parla. E questo è il dato più sconcertante: perché tutti questi silenzi nelle varie istituzioni, a cominciare dal Campidoglio?