Sono partiti i lavori di costruzione del nuovo impianto Acea che porterà l’acqua del Tevere nei rubinetti di 3,9 su 5,8 milioni di cittadini del Lazio, in 112 dei 121 Comuni della provincia, compresi Roma, Pomezia e i Castelli romani. Dopo aver lanciato in esclusiva la notizia sullo scorso numero, ora possiamo documentare che il cantiere è partito: le immagini inedite immortalate dal drone de il Caffè mostrano i basamenti di cemento su cui verranno installati 32 filtri a carboni attivi, sei metri per tre ciascuno, con cui promettono di rendere potabile 500 litri di acqua al secondo, 43mila metri cubi al giorno. Approvato nel tempo record di soli 4 mesi, servirà tutto il bacino idrico Ato 2 del Lazio, il più grande d’Italia. Ma la “cura” per la crisi idrica in corso da decenni appare peggiore del male e non solo per le incognite igienico sanitarie: si profila il prosciugamento di un fiume che alimenta molte aziende agricole. La struttura sta sorgendo su un’ansa del fiume Tevere, a Roma nord, in località Grottarossa, al posto dell’impianto preesistente denominato “Acea Tevere Grottarossa 2” che dal 1990 chiarifica l’acqua del fiume per annaffiare parchi, giardini e ville e alimentare le fontane artistiche di Roma e del Vaticano e gli impianti di climatizzazione dei Musei Vaticani, della Cappella Sistina, dell’Ospedale Gemelli e 65 tra palazzi nobiliari e strutture religiose.
IL DEPURATORE COBIS PER VILLE E FONTANE Ma senza il “Grottarossa Tevere 2”, destinato a divenire un impianto di produzione di acqua potabile, Roma rischia di rimanere a corto di acqua non potabile. Per sopperire a questa ulteriore mancanza, Acea ha chiesto e ottenuto sempre da Comune di Roma e Regione Lazio – che hanno dato l’ok al ‘potabilizzatore’ – anche il via libera a utilizzare per usi non potabili i 250 litri al secondo di acqua di scarico che escono dal depuratore Cobis, nel XIV Municipio di Roma, in via Tor dei Venti, vicino Cesano. Un nuovo impianto industriale che costerà in bolletta agli utenti di Acea Ato 2 e ai cittadini ben 7 milioni e 464mila euro, che si aggiungono ai 12 milioni e 700mila euro necessari per realizzare il potabilizzatore.
PROSCIUGARE UN FIUME? Ma c’è un ulteriore, imbarazzante e ancora sconosciuto aspetto. Per risolvere la crisi idrica del Bacino Ato 2, l’Acea prosciugherà il fiume Arrone. Un importante corso d’acqua lungo 35 km che nasce nel lago di Bracciano e sfocia nel Tirreno, tra Maccarese e Fregene. Dal 1990 l’Arrone ha perso la sua sorgente principale, ovvero il lago di Bracciano, utilizzato per lungo tempo come bacino di supporto dell’Ato 2 e che langue ancora oggi un metro e venti centimetri al di sotto dello zero idrometrico, ovvero il livello del proprio emissario. Da allora, l’acqua in uscita dal depuratore Cobis è divenuta l’unica fonte di sostentamento idrico rilevante che ha evitato il prosciugamento del fiume, con altre fonti minori non sufficienti però a mantenerlo vivo. Togliergli l’acqua del depuratore Cobis significa porre fine alla vita dell’Arrone, classificato dalla Regione Lazio come ciprinicolo, ovvero corso d’acqua in cui vivono pesci di rilevante valore della famiglia dei ciprinidi (ad es. carpa, tinca, cefalo, cavedano, luccio).
DECRETANO LA MORTE DI 141 AZIENDE AGRICOLE? Il prosciugamento dell’Arrone provocherà conseguenze drammatiche anche sull’agricoltura che si è sviluppata lungo i suoi argini e che vi attinge con regolari concessioni. Potrebbero chiudere i battenti 141 aziende agricole che operano su 978 ettari di campi agricoli, l’equivalente di 1.956 campi da calcio si serie A. “Per il periodo estivo, dal Fiume Arrone sono prelevati in media 200 litri di acqua al secondo per 6/8 ore giornaliere. Per cui nel caso ciò non fosse più possibile, a seguito del mancato apporto dello scarico del depuratore Cobis, bisognerà avvisare i 141 utenti irrigui che non si potrà garantire il servizio per l’anno 2018 ed eventualmente successivi”. È l’allarme lanciato dal Consorzio di Bonifica Tevere e Agro Romano, in una nota finora rimasta lettere morta ed inviata a Acea, Comune di Roma e Regione Lazio. L’Arrone già subisce nel periodo estivo anche “il prelievo di “circa 400 litri di acqua al secondo per l’irrigazione di soccorso delle utenze […] in zona Quarto del Cecio” a Cerveteri.
SANZIONI UE E CAUSE DEGLI AGRICOLTORI C’è il rischio di incappare in sanzione europee a causa del prosciugamento dell’Arrone. Multe, ovviamente, che sarebbero pagate dai cittadini. A ciò si aggiungono le possibili cause giudiziarie dei coltivatori contro Acea, Regione e Comune di Roma. Ma una cosa, più di tutte le altre, lascia sconcertati: il silenzio assordante di Acea, Comune di Roma e Regione Lazio su vicende che riguardano la salute dei cittadini, l’ambiente e l’economia laziale.
CHI HA VOTATO SÌ AL POTABILIZZATORE CONOSCE LA LEGGE?
Nella Conferenza dei Sindaci dell’Ato 2, il 20 dicembre scorso 35 rappresentanti dei Comuni (su 112 totali) hanno votato “sì” al potabilizzatore Acea a Roma nord: perché non gli avete spiegato che la legge regionale n. 42 del 2007 e il Piano di Tutela delle Acque del Lazio del 2016 vietano di usare a fini potabili acque di fiumi in cui finiscono anche reflui industriali (con idrocarburi, metalli pesanti, micro-plastiche, etc.), quali sono quelle del Tevere? È la domanda che il Caffè ha inviato agli ingegneri Sandro Cecili, Presidente di Acea Ato 2, Massimiliano Paternostro e Alessandro Piotti, responsabili della Segreteria Tecnico Operativa dell’Ato 2, organismo deputato alla verifica e controllo della gestione idrica e nato per agevolare i rapporti tra il Gestore e i Comuni serviti. Stessa domanda l’abbiamo inviata a Gemma Guerrini, Vicepresidente del Consiglio Metropolitano di Roma che nel corso della Conferenza dei Sindaci del 20 dicembre 2017 ha fatto le veci di Virginia Raggi, sindaca di Roma e numero uno della ex Provincia.
Presentato esposto all’Anticorruzione
Un esposto all’Anac, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione, sull’appaltone Acea per il ‘potabilizzatore’ da 12,7 milioni di euro affidato prima del via libera definitivo al progetto. L’hanno annunciato i gruppi consiliari di Fratelli d’Italia in Regione e al Comune di Roma. «Convocherò una apposita seduta di Commissione per far luce sui vari passaggi di questa impresa di Acea», ha dichiarato invece Marco Palumbo, presidente della Commissione trasparenza del Campidoglio in quota PD. «È necessario – ha aggiunto – ammodernare l’attuale rete idrica colabrodo che nel Lazio si perde per strada il 49% dell’acqua immessa in conduttura».
E LE LEGGI REGIONALI?
Perché nella Conferenza dei Servizi del 14 marzo 2018 in cui è stato approvato il potabilizzatore Acea a Roma nord non avete parlato della legge regionale n. 42 del 2007 e del Piano di Tutela delle Acque regionale del 2016 che vietano di usare a fini potabili acque di fiumi in cui finiscono reflui industriali (con idrocarburi, metalli pesanti, micro-plastiche, etc.), quali sono quelle del Tevere? Come intendete bypassare queste due leggi regionali? Avete avvertito le 141 aziende agricole della zona di Maccarese, Fregene e Cerveteri che rischiano di restare a secco a causa del prosciugamento del fiume Arrone? Chi pagherà le eventuali sanzioni UE se il fiume Arrone morirà? Sono le domande che il Caffè ha inviato a: Massimiliano Paternostro e Alessandro Piotti, responsabili della Segreteria Tecnico Operativa o Sto di Acea Ato 2; Lucio Bignami e Giorgio Martino, responsabili del servizio idrico di Acea Ato 2; Pasquale Carbone, Patrizia Vasta e Giulia Di Fiore, del team di Acea Elabori, azienda di progettazione di Acea; Mauro Lasagna responsabile del Dipartimento idrico della Regione Lazio al momento dell’ok al progetto, al suo vice Massimiliano Proietti, alla successora Wanda D’Ercole.