Il 16 giugno 2016 i giudici capitolini hanno confiscato al capo ultras un patrimonio stimato in 2,3 milioni di euro, considerato frutto di attività criminali. In particolare i magistrati hanno battuto su una condanna per droga avuta da Piscitelli nel 1992, quella del 2006 per tentata estorsione al presidente della Lazio e sull’accusa di aver importato dalla Spagna, nel 2011, un grande quantitativo di hashish. Sono così passati nelle mani dello Stato la società Mister Enrich, con cui “Diabolik” commercializzava i gadget della Lazio, un marchio registrato, una villa in via San Bartolomeo, a Grottaferrata, una polizza assicurativa e il denaro presente su un conto corrente aperto presso la Banca di Credito Cooperativo di Frascati. La Corte d’Appello di Roma, il 4 luglio dell’anno scorso, ha poi disposto la restituzione soltanto della polizza e del denaro presente sul conto corrente. “Diabolik”, la moglie e la figlia hanno quindi fatto ricorso in Cassazione, sostenendo che sia nel 2000 che nel 2007 il Tribunale di Roma aveva respinto la proposta di applicare una misura di prevenzione a Piscitelli, non ritenendolo socialmente pericoloso, e che i beni acquistati prima di quella data, battendo su condanne e accuse già vagliate dai giudici, non potevano essere confiscati, in quanto non vi è prova che siano provento di attività illecite. Una tesi che ha convinto gli ermellini. La villa di Grottaferrata è stata quindi restituita ai ricorrenti e la confisca è stata confermata per il resto.
Grottaferrata, sigilli scattati nel 2016
Revocata la confisca della villa a “Diabolik”, capo ultras della Lazio
Revocata la confisca della villa di “Diabolik” a Grottaferrata. Accolto in parte dalla Cassazione il ricorso presentato da Fabrizio Piscitelli, noto capo degli Irriducibili della Lazio, e dalla moglie Rita Corazza, ritenuta insieme alla figlia Giorgia Piscitelli una sua prestanome, contro la misura di prevenzione applicata allo stesso Piscitelli, detto appunto “Diabolik”, dal Tribunale di Roma.
24/07/2018
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