LA STORIA RECENTE DEL PALAGHIACCIO
Fino al 2011, il Palaghiaccio di Marino era di proprietà della società Casa Bianca srl, poi fallita, titolare anche dell’importante sito storico-archeologico della Marcandreola di Ciampino. In seguito, il Palaghiaccio è stato pignorato dal Tribunale di Velletri su richiesta della banca Unicredit. L’11 giugno 2013, la sezione fallimentare veliterna ha stabilito che l’immobile dovesse essere venduto e ha delegato l’incombenza all’avvocato Consuelo Lattanzio.
Infine, il 15 maggio 2015 è stato venduto senza gara pubblica, quindi con la sola trattativa privata, alla Esselunga spa al prezzo di circa 10 milioni di euro, per la precisione 9 milioni e 375mila euro più tasse ed oneri notarili. Ma diversi altri milioni di euro serviranno probabilmente per ristrutturare la struttura visto che, come mostrano le immagini aeree inedite de Il Caffè, parte del tetto è collassata e la struttura langue in uno stato generale di fatiscenza.
I PASSAGGI CHE MANCANO
Per essere portate a compimento, queste operazioni giudiziarie necessitano però anche di passaggi burocratici e amministrativi che vengono gestiti dagli amministratori e politici locali. Cerchiamo di capire il perché. Per trasformare l’ex Palaghiaccio di Marino in un grande supermercato, è necessario che l’Ufficio tecnico comunale esprima parere favorevole al cambio della destinazione d’uso della struttura da ‘sportiva polivalente’ a ‘commerciale’. Tale cambio, poi, per strutture di questa portata va confermato dalla Giunta comunale e infine dal Consiglio comunale. Alcuni hanno fatto circolare presunte cifre e altri dati sull’affare a Marino: ad esempio, 2,9 milioni di euro come presunta somma per riqualificare la struttura, e avvio del cantiere a inizio 2019. «No comment», ci ha risposto l’ufficio stampa Esselunga. Di sicuro, Esselunga da oltre tre anni aspetta gli ok comunali.
L’operazione Esselunga – Palaghiaccio a Marino, coniugando finalità pubbliche e iniziativa privata, può rivelarsi positiva per l’economia e l’occupazione locale, nonché per il recupero di un importante immobile oggi fatiscente. Ruolo fondamentale in questo tipo di sinergie tra Enti e imprenditori ce l’hanno le Giunte comunali: ad esse la legge affida i cosiddetti poteri di indirizzo utilizzabili per attrarre aziende e investimenti sul proprio territorio. Non è facile convincere i privati a spendere soldi per acquistare e sistemare strutture edilizie preesistenti. Infatti, per un imprenditore costruire da zero un nuovo edificio costa molto meno che comprarne e ristrutturarne uno che già c’è. Ma le Giunte comunali hanno a disposizione lo strumento degli sgravi fiscali, cioè sconti sulle tasse. Le domande a questo punto sorgono spontanee: la Giunta di Marino si sta muovendo in questa direzione? E, nel caso, perché non rendere pubbliche tali e importanti iniziative? È importante saperlo, soprattutto in una realtà travolta nell’ultimo decennio da scandali giudiziari legati all’edilizia e a conmmistioni tra l’Ente e affaristi privati. Il più recente è quello sollevato dalla Procura di Roma nei giorni scorsi sull’asse Parnasi-Palozzi. Scandali e accuse tutti da dimostrare fino all’ultimo grado di giudizio.