“Nel giugno 2011 abbiamo votato e vinto il referendum per l’acqua bene comune, bloccando le privatizzazioni ed eliminando il profitto – rammenta il Forum italiano dei Movimenti per l’acqua -. Da allora sono cambiati tanti governi e tutti hanno ignorato e contraddetto la volontà popolare favorendo di nuovo la privatizzazione del servizio idrico e degli altri servizi pubblici locali, reinserendo in tariffa il profitto garantito ai gestori e promuovendo fusioni e aggregazioni con le 4 mega-multiutility A2A, Iren, Hera e Acea”. Quest’ultima, tra l’altro, annunciò l’acquisto di mezza Acqualatina Spa (gestore a Latina e provincia, Anzio e Nettuno) per poi dover tornare sui suoi passi: i Sindaci e la stessa Acqualatina stroncarono k’operazione perché illegittima, avviata senza aver chiesto e ottenuto ‘obbligaotiro parere dei soci pubblici (i Comuni). Un surreale flop che colpisce anche per il silenzio del Comune di Roma, socio di maggiorna e quindi presunto controllante di Acea Ato 2 Spa. “Inoltre, la crisi idrica – proseguono gli attivisti dell’Acqua Bene Comune -, aggravata dal surriscaldamento globale e dai relativi cambiamenti climatici, ha fatto emergere le responsabilità di una gestione privata che risparmia sugli investimenti infrastrutturali per massimizzare i profitti. Ribadiamo che oggi più di ieri è necessaria una radicale inversione di tendenza ed è sempre più importante riaffermare il valore paradigmatico dell’acqua come bene comune, ribadendo che: l’acqua è un diritto umano universale e fondamentale ed è la risorsa fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi; l’acqua è un obiettivo strategico mondiale di scontro con il sistema capitalistico-finanziario; la gestione partecipativa delle comunità locali è un modello sociale alternativo; è necessario giungere ad un sistema di finanziamento basato sulla fiscalità generale e su un meccanismo tariffario equo, non volto al profitto e che garantisca gli investimenti”. E se sulla carta l’acqua privata risulterebbe un’astrazione, il Forum dei Movimenti per l’acqua mettono in guardia: “Intendiamo anche denunciare come oggi la privatizzazione dell’acqua passa attraverso processi più subdoli come le fusioni tra aziende e i pericolosi meccanismi tariffari predisposti da ARERA (la cosiddetta Autorità garante in materia, ndr), la quale ha dimostrato di non tutelare né il servizio idrico né gli utenti, ma solo gli interessi delle aziende che dovrebbe controllare. Per cui ne chiediamo lo scioglimento e il ritorno delle sue competenze sul servizio idrico integrato al Ministero dell’Ambiente”.
Infine un appello ai nuovi governanti nazionali: “In occasione del 7° anniversario del referendum, forti di quella straordinaria partecipazione democratica rilanciamo il nostro impegno e la nostra mobilitazione, sfidando il nuovo governo M5S-Lega appena insediato a dare realmente attuazione all’esito referendario e a superare con iniziative legislative concrete la parte del “Contratto” relativa all’acqua in quanto del tutto insufficiente e inadeguata”.
La denuncia: privatizzazioni subdole
Acqua, 7° anniversario dei referendum traditi: appello per l’Acqua Bene Comune
A 7 anni dai referendum del giugno 2011 per l’Acqua Bene Comune, i promotori della epocale consultazione denunciano lo scandaloso tradimento della volontà popolare, sistematicamente e scientificamente ignorata finora. Gli italiani votarono a favore della tutela delle risorse idriche nell’interesse primario della collettività attraverso gestioni pubbliche e senza la “cresta” garantita ai gestori privati a prescindere dalla loro efficienza, ma l’andazzo è ben altro.
13/06/2018
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