Oltre alle estorsioni di cui si occupava il gruppo che faceva riferimento ad Armando Di Silvio, l’altro business era il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Si svolgevano quotidianamente riunioni per stabilire strategie criminali per avere ordini dal capo su come comportarsi. Il gruppo si occupava anche dell’approvvigionamento degli stupefacenti, leggeri e pesanti. L’affare più importante riguardava la cocaina recuperata dal nucleo che contattava altri gruppi criminali per l’acquisto. Al momento dello scambio il gruppo rom rapinava la partita di cocaina e scappava. L’hanno fatto anche davanti a gruppi criminali campani, romani e albanesi, noti per essere particolarmente aggressivi dal punto di vista criminale. Questi metodi avevano quatruplicato gli introiti del gruppo criminale nell’ambito degli stupefacenti. Erano capaci di sottarre partite di qualche chilo di droga senza pagarle e senza che nessuno venisse a cercarli.
Nei livelli più bassi della gerarchia criminale “i soldati dello spaccio” che per conto della famiglia Di Silvio vendevano la droga in centro, soprattutto nella via dei pub nel fine settimana. Lo spaccio del gruppo, però, arrivava fino a Latina Scalo e alle zone periferiche. Alcune delle attività avvenivano all’interno della casa di Sabina De Rosa, 51 anni, dove si confezionavano le dosi da distribuire sul territorio. Le telecamere installate all’esterno delle abitazioni dei Di Silvio ci hanno consentito di documentare la trasformazione dell’abitazione in un market della droga dove c’era sempre qualcuno in ogni ora del giorno e della notte.