Il mondo di internet è stato fondamentale per la tua carriera musicale.
«Parecchio direi. Ho iniziato a cantare tardi, inizialmente preferivo solo comporre parti strumentali. Ho suonato per anni in gruppi metal. Poi un giorno ho visto in tv un live di John Frusciante e mi sono innamorato della sua discografia da solista. Posso dire che Frusciante e i Bon Iver siano stati una grande fonte di ispirazione per me».
Rebirth è il tuo disco d’esordio. Cosa provi per questo grande risultato?
«Ho registrato questo disco con Michele Canova a Los Angeles. Si lavorava a ritmo serrato, mi sono dovuto adattare e sono cresciuto notevolmente. Ho visto davvero l’American Dream. Quando sei lì ti rendi conto che tutti i camerieri e baristi in realtà sono aspiranti attori e cantanti che tentano il tutto per tutto per sfondare. E poi c’è l’altra faccia della medaglia, quelli che hanno perso tutto per raggiungere un obiettivo senza però riuscirci. Questo mi ha fatto paura. Ma posso ritenermi fortunato. Ci devi mettere tutta la passione che hai per raggiungere davvero ciò che vuoi».
Cosa è davvero importante per te nella vita?
«Per me al primo posto c’è solo la voce. Tutto quello che mi rende felice e appagato è cantare. Tutto quello che mi succede intorno è bello, ne sono grato, ma non è fondamentale per me. Non cerco l’acclamazione fine a se stessa. Ad esempio quando salgono sul palco artisti come Paul McCartney e Bruce Springsteen si vede che ci mettono passione. Io voglio fare come loro, trasmettere lo stesso entusiasmo».
Il successo ha cambiato in qualche modo la tua vita personale?
«Il cambiamento è stato forte sì, soprattutto l’impatto con la gente, vedere la loro reazione ai concerti, è emozionante sentire tanta gente cantare insieme a te le canzoni che hai scritto. Il mio disco si chiama “Rebirth” perché il mio obiettivo è cantare. Il canto è stato benefico per me in un momento difficile, mi ha aiutato a tenere i piedi ancorati a terra».
Pensi mai di cantare in italiano?
«Canto in inglese perché ascolto principalmente musica straniera da quando sono piccolo, perciò mi viene spontaneo scrivere e cantare in inglese. Non mi sentirei sincero a cantare in italiano, ma non lo escluderei completamente. Se ne sentirò il bisogno lo farò».
Ci sono dei luoghi che ti ispirano particolarmente?
«Quando sono a casa mia, ai Castelli Romani, vado al lago di Castel Gandolfo. Proprio lì abbiamo girato parte del video di The Lake, due estati fa».
Hai collaborato con artisti come Fabi e The Niro, che ricordo ti hanno lasciato?
«Niccolò (Fabi) non mi aveva mai sentito cantare dal vivo. Un giorno abbiamo pranzato insieme e subito dopo mi ha mandato un messaggio per chiedermi di collaborare con lui. È stata una grossa emozione, lui è un pezzo di storia della musica italiana, uno sempre pronto al dialogo. Inoltre ho ancora un brano in sospeso con Daniele Silvestri, dovrebbe diventare l’inno di “Every child is my child”. L’anno scorso ero con lui al Festival di Vulci e siamo riusciti a raccogliere fondi per realizzare una scuola in Siria. Spero di poter partecipare ancora a queste iniziative benefiche».
Hai curato anche la colonna sonora del film di Alessandro Gassman “Il premio”, partecipando anche come attore. Come è stato lavorare nel cinema?
«Non ho mai pensato di recitare. Un giorno Gassman mi chiama al telefono e mi chiede di collaborare con lui. Da piccolo, con mio nonno, vedevo sempre il Maresciallo Rocca in tv: ecco grazie a questo film mi sono ritrovato a chiamare nonno (per esigenze di pellicola, ndr) proprio Gigi Proietti. E durante le pause dalle riprese ho cantato per lui mentre fumava. In un colpo solo ho realizzato due sogni. Sicuramente se dovesse ricapitare tornerei a recitare, ma solo se non mi distrae troppo dalla musica».
Quali progetti hai per il prossimo futuro?
«Vado avanti giorno per giorno. Mi godo la situazione e tutto ciò che viene senza ansie, ma non voglio adagiarmi. Non vedo l’ora di tornare a scrivere e registrare nuovi brani per il prossimo disco».
Quanto sei legato al territorio dei Castelli Romani?
«Sono affezionato a questi territori, è casa mia. Da piccolo andavo a funghi nel parco dei Castelli con mio padre, la natura mi ha sempre affascinato. Qui ci sono dei posti bellissimi dove sedersi a pensare ed ispirarsi. Anche se giro tutta l’Italia per i concerti, vivo ancora qui ai Castelli. A Grottaferrata c’è un unico negozio di musica e ho notato con piacere che i miei dischi sono tutti finiti: vuol dire che i miei concittadini stanno apprezzando il mio lavoro e sono molto contento di questo».
Laura Alteri