Nonostante due ricoveri all’ospedale “Santa Maria Goretti” di Latina, non le sarebbe stata diagnosticata la grave forma di occlusione intestinale di cui era vittima, non sarebbe stata per questo sottoposta ad alcun intervento e non le sarebbe stata assegnata una terapia valida. Una 59enne avrebbe così rischiato di morire e, operata alla fine d’urgenza presso l’ospedale di Formia, con una parte dell’intestino ormai in necrosi, ha riportato seri danni, che la renderebbero attualmente invalida al 30%, oltre a causarle tutta una serie di difficoltà. La donna ha quindi ora fatto causa all’Asl di Latina, chiedendo un risarcimento di oltre 190mila euro.
Un dramma che ha avuto inizio il 24 novembre 2014 quando la 59enne, in preda a forti dolori addominali, si è recata al pronto soccorso dell’ospedale “Goretti”. Dopo essere stata sottoposta a una serie di accertamenti, la paziente è stata ricoverata nel reparto di chirurgia per una sindrome subocclusiva intestinale e un versamento endo-addominale. Dopo cinque giorni è stata dimessa, con una diagnosi di subocclusione intestinale, e le sarebbe stato prescritto soltanto di mantenere una dieta leggera e di aiutarsi con tachipirina e antidolorifici. I dolori però sono proseguiti e il 15 febbraio successivo la donna si è recata al pronto soccorso dell’ospedale “Fiorini” di Terracina. Il giorno dopo è stata nuovamente ricoverata al “Goretti” e tenuta in osservazione in chirurgia. I dolori erano ormai talmente acuti che neppure la morfina avrebbe dato particolare sollievo alla donna, vittima anche di convulsioni. E che il quadro fosse peggiorato è emerso anche da una Tac a cui la donna è stata sottoposta il 18 febbraio. I medici si sarebbero però limitati a farla digiunare e a somministrarle della soluzione fisiologica. La paziente, temendo ormai per la sua vita, il 20 febbraio ha quindi lasciato l’ospedale e a sue spese si è fatta trasportare al nosocomio di Formia. Ricoverata in chirurgia, con un addome acuto e necrosi intestinale, ritenuta realmente in pericolo di vita, è stata operata d’urgenza per rimuovere l’occlusione intestinale. Il 27 febbraio è stata quindi dimessa e il successivo 11 agosto sottoposta a un nuovo intervento riparatorio, impiantando anche una protesi addominale.
Rivoltasi agli avvocati Benedetto e Roberto Guglielmo, dopo aver fatto esaminare il suo caso a dei consulenti medico-legali, la 59enne di Latina ha chiesto i danni all’Asl. Qualsiasi tentativo di risolvere in modo bonario la vicenda è però fallito e la donna ha quindi fatto causa all’Azienda sanitaria, chiedendo 191.134 euro come indennizzo. Citando l’Asl a giudizio, la 59enne ha specificato che attualmente, per quanto subito, ha tutta una serie di problemi, con dolori addominali frequenti, e che ha riportato anche un danno estetico, viste le due cicatrici che ha sull’addome. La donna ha inoltre precisato che è ormai costretta a seguire una dieta ferrea, non può fare sforzi fisici, non può fare sport, non può stare a lungo seduta e non può quindi fare viaggi lunghi, ha problemi a dormire ed è ormai compromessa anche la sua vita sessuale. Per gli avvocati Benedetto e Roberto Guglielmo, che hanno consegnato al Tribunale un’ampia documentazione clinica e una consulenza medico-legale, tutto è stato causato dall’omessa tempestiva diagnosi di occlusione intestinale e da una sottostima delle patologie in atto, che hanno infine portato alla resezione di parte dell’intestino, ormai necrotico, quando invece sarebbe stata sufficiente la laparoscopia e si sarebbe evitata la necrosi dei tessuti ileali. Avviato il processo, la prossima udienza si terrà a ottobre.