Assolto dall’accusa di violenza sessuale e condannato soltanto per sequestro di persona a due anni di reclusione, con sospensione condizionale della pena. Si è concluso così, davanti al Tribunale di Latina, il processo a Hosni Hamza, 36 anni, tunisino, accusato di aver segregato in casa lo scorso anno e stuprato l’ex compagna, a Latina Scalo. Una sentenza emessa dai giudici Francesco Valentini, Maria Assunta Fosso e Giorgia Castriota a fronte di una richiesta di condanna a sei anni di reclusione avanzata dal pm Simona Gentile.
A far intervenire lo scorso anno a Latina Scalo i carabinieri fu la figlia della presunta vittima, un’ecuadoregna, che non riusciva ad avere notizie della madre e si era insospettita del fatto che il tunisino aveva riferito a lei e agli altri parenti che la donna si era dovuta recare all’improvviso a Roma.
La donna aveva raccontato poi ai militari dell’Arma di aver rotto da qualche tempo la relazione con il 36enne, essendo stata più volte maltrattata, ma di aver continuato a dargli ospitalità, non avendo Hamza un’abitazione dove poter vivere. L’ecuadoregna aveva inoltre specificato che già il 14 ottobre era stata schiaffeggiata dal tunisino, che le aveva anche sputato in faccia e l’aveva costretta a subire un rapporto sessuale, vicenda che non aveva denunciato temendo ritorsioni anche sulla figlia. Poi, rientrando a casa ubriaco, il 36enne, aveva riferito sempre la donna, l’aveva aggredita, le aveva strappato i vestiti di dosso e l’aveva stuprata, prendendola anche alla gola e minacciandola con delle forbici. “Tu da qui non esci per due giorni e dici alle tue sorelle che non vai a lavorare e che stai a Roma”, le avrebbe detto. La presunta vittima aveva infine aggiunto che, all’arrivo dei carabinieri, l’ex compagno le aveva sibilato: “Non dire niente o ti sgozzo”. Trovati i vestiti strappati e le forbici in camera da letto e riscontrati dai medici segni di violenza sulla donna, Hamza era stato arrestato e, al termine dell’interrogatorio, il gip Giuseppe Cario aveva disposto per lui la misura della custodia cautelare in carcere. Ma l’accusa di violenza sessuale non ha retto nel corso del dibattimento e l’imputato, difeso dall’avvocato Giammarco Conca, dopo essere stato scarcerato con il solo obbligo di firma in caserma, ha ottenuto ora l’assoluzione dall’accusa più grave.
Clemente Pistilli