Tutto è iniziato quest’estate, quando un cittadino del Bangladesh che gestisce un alimentari in via Emanuele Filiberto ha detto No alla richiesta di denaro da parte di una banda romena. Dopo due mesi di richieste di soldi per poter mettere tende e tavolini all’esterno del locale e continui dinieghi, i “boss” hanno pensato bene di aspettare i bengalesi sotto casa, in via Grassi, e massacrarli di botte. Bastonate, coltellate e furto da 5.640 euro. La ferocia dell’aggressione avvenuta il 10 settembre è testimoniata dal fatto che, non contenti del furto, uno dei quattro aggressori è salito sulla cappotta di una macchina e si è lanciato addosso al titolare dell’alimentari, che ancora non riesce a muovere la mano. La Polizia aveva definito l’episodio una rappresaglia visto che gli autori hanno agito addirittura a volto scoperto. Tre dei quattro responsabili (tre uomini e una donna) sono stati arrestati, uno è riuscito a scappare in Romania. Ma la stessa Polizia a poche ore dall’accaduto aveva ipotizzato l’esistenza di una banda romena di cui gli arrestati potrebbero essere solo una cellula che chiede il pizzo ai negozianti del quartiere minacciandoli con frasi ingiuriose. Qualche giorno fa dallo stesso gestore dell’alimentari sono tornati due romeni che pretendevano di prendere due birre senza pagare e prima dell’arrivo della Polizia hanno aggredito il gestore. I due sono stati arrestati, ma le indagini continuano. Che sia stato un semplice tentativo di furto o un messaggio per l’attività che non si è piegata alle estorsioni e ha mandato in carcere tre autori della banda non è dato saperlo, ma l’intervista rilasciata dal gestore del locale di via Emanuele Filiberto può aiutare a capire come sono andate le cose e qual è il clima che si respira nel quartiere Nicolosi.
Da quanto tempo vanno avanti le richieste della banda romena?
«L’ultimo episodio risale al primo novembre. E’ stata l’ultima volta. Io stavo dentro casa, mi ha chiamato il socio dicendo che due romeni sono venuti al negozio e non volevano pagare. Avevano preso due birre. Noi abbiamo riaperto da poco il locale, per non pagare le birre ci vuole quantomeno una conoscenza e una fiducia: non sono clienti fissi. Quando sono arrivato gli ho detto che senza soldi non si possono portare via le birre. Tra l’altro è stato usato un modo sbagliato, nessuno ha chiesto il permesso prima. Se oggi ne prendi due e non ti fermo, domani ne prendi quattro. Allora gli ho detto che avrei chiamato la Polizia, ma è arrivata un po’ in ritardo. Intanto loro sono scappati e quando li ho inseguiti verso via Romagnoli per chiedere perché scappavano se erano nel giusto, uno mi ha dato una spinta e buttato a terra. Alla fine la Polizia li ha arrestati. Io sono stato al pronto soccorso per visite».
Ma erano già venuti da voi dei romeni. Cosa era successo quest’estate?
«Questa è una storia lunga, non è durata un giorno. E’ durata quasi due mesi. Sono venuti tante volte quest’estate e ci dicevano brutte parole. Erano un ragazzo e una ragazza giovani. Tornando a casa una volta in quattro hanno seguito me e mio fratello. Era brutto tempo. Quando ci siamo fermati ci siamo accorti di questo gruppo di 4-5 persone con un bastone che ci hanno aggredito. Questa mano ancora non la sento bene. Hanno rubato i soldi che aveva mio fratello, ci volevano accoltellare».
Quando venivano al negozio cosa vi dicevano?
«Ci dicevano perché non hai pagato prima? Perché non hai portato i soldi? Loro comandano Latina. Così ci dicevano. Volevano 300-500 euro. Dicevano frasi tipo “Non sai chi siamo noi”. “Se vuoi lavorare devi stare zitto”».
Anche gli altri commercianti sono stati presi di mira?
«Sì. Noi commercianti ci siamo stufati. Però era una cosa di cui nessuno voleva parlare per non fare casino. Ma noi siamo venuti qua per lavorare, non per lasciare soldi agli altri. Io sono venuto qui da 12 anni. Prima avevo una bancarella, ora ho aggiornato la licenza per aprire il locale. Anche gli altri commercianti di fronte hanno ricevuto le stesse richieste e anche altri. Chiedono soldi solo a stranieri».
Secondo voi i due episodi di cui siete stati vittima sono collegati?
«Non lo so. Può sembrare solo un furto di due birre, ma magari fanno parte della stessa banda».
Bianca Francavilla