Capannoni grandi, belli e recenti. Tre in tutto. Con grandi piazzali con montagne e cataste di rifiuti. È la Loas Italia Srl. La ditta cioè di Antonio Martino, classe 1952, arrestato ieri 27 luglio insieme ad altri 15 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dello stupro di circa 10 ettari nella ex cava in via Corta, ad Aprilia. È la stessa azienda, con una lunga storia, da cui partivano carichi destinati ad essere sversati ed occultati sotto terra, secondo investigatori e magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Roma. In realtà, la sede operativa dove ricevono e trattano grossi quantitativi di rifiuti è nella nuova zona artigianale di Aprilia, su una via che nemmeno ancora figura su Google Maps: via dell’Artigianato, poco prima dell’incrocio con via della Cooperazione. Sono strade sterrate, coperte di brecciolino bianco. Per chi è della zona, fino a poco fa sbucava su via dei Giardini. Per i più: il sito industriale si trova sulla destra, percorrendo la via Pontina, a circa 900 metri. “Rifiuti provenienti dalla società Loas Italia Srl con sede in Aprilia, via Augusto 10”, scrive il Giudice per le indagini preliminari di Roma, Monica Ciancio, nel provvedimento con cui ha ordinato di arrestare e trasferire in carcere anche il signor Antonio Martino della Loas Italia. Visto dall’alto l’impianto si presenta così come mostrano le esclusive immagini aeree che il giornale il Caffè ha realizzato qualche tempo fa. C’era nell’aria qualcosa di strano, come confermato da qualche amministratore pubblico che preferisce custodire nell’anonimato le proprie generalità. Al 2013, l’impianto risultava autorizzato dalla Provincia di Latina a ricevere totali 140mila tonnellate l’anno di rifiuti non pericolosi. Ad esempio: pneumatici fuori uso, imballaggi, plastiche e gomme di vario tipo, carta, cartone, residui del legno, rifiuti tessili, apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso, metalli, vari scarti edili, scarti di mense e cucine, rifiuti solidi prodotti dalle operazioni di bonifica dei terreni, immondizia urbana indifferenziata, ingombranti.
28/07/2017