E’ un Benedetto Mancini sicuro di sè quello che ha affrontato la stampa nell’attesa conferenza di questo pomeriggio, martedì 18 aprile. “Oggi è il punto di inizio di un progetto” ha dichiarato l’imprenditore romano, aggiudicatario (anche perchè unico offerente) del titolo andato all’asta fallimentare. Un progetto interrotto e ora ripreso, spiega il patron. “Ieri ero a Salerno, e ancora tanta gente ci ha dimostrato di credere ad un Latina che si possa salvare, la matematica è dalla parte nostra e gli altri non sono fenomeni”. Interrogato sulla effettiva identità e consistenza della sua società, la Mens Sana, Mancini non si è nascosto: “La Mens Sana ha sede a Latina ed è affiliata alla Federazione Giuoco Calcio con la matricola 946662. Non è vero che abbiamo comprato il Nuovo Latina, ci serviva un campo per la disponibilità e ci è stata concessa. La Mens Sana è nata il 30 marzo, i progetti sono quelli che avevo annunciato qualche tempo fa. In più ci sarà uno scambio d’azioni con il Levski Sofia, lavoro da anni con il governo bulgaro. Prenderò una parte delle loro quote e loro prenderanno una parte delle quote del Latina, per far sì che il progetto diventi internazionale: scambio di giocatori, partite internazionali e scuole calcio”. Nella Serie B ci credo -continua Mancini – ci sono 18 punti a disposizione, abbiamo dimostrato di giocarcela con qualunque squadra. Andiamo avanti a lavorare per far sì che il 18 maggio possiamo festeggiare qualcosa di meritato. Poi il focus dal versante tecnico si è spostato su quello societario. “Tutti coloro che stanno vicini alla società devono sapere che chiudere oggi l’aggiudicazione è impresa, non è cosa da pazzi. Potevamo aspettare la quinta asta, non lo abbiamo fatto perché abbiamo fiducia. C’è tanto da fare, sull’attività giovanile e creare una struttura che sia all’altezza. Mens Sana Latina sarà una delle società leader in questo settore, i programmi saranno delineati piano piano nei particolari. Sarà qualcosa che ci consentirà di creare una struttura importante e invidiata”. Vivarini? “Come ho detto ieri, se ha la stessa voglia che abbiamo noi lui è il mister del Latina. È stato capace, nei momenti bui, di tenere la squadra. Adesso deve credere in quello che stiamo facendo. Con lui lo devono fare i giocatori e lo staff, tutti nella stessa maniera”.
Lei deve saldare 720.000 euro entro 15 giorni per essere operativo: quando pensa di saldarli?”Ampiamente prima del termine. Sono 684.000 euro per la precisione”.
Esclude che ci possano essere altre penalizzazioni?
“Stiamo lavorando per dimostrare che tutto ciò che è accaduto è un problema oggettivo e non soggettivo. Il nostro è un caso unico, non come quello del Pisa. Stiamo sulle eccezioni che stiamo ponendo al TFN: dimostrare che non c’è stata mancata volontà ma impossibilità tecnica di fare qualcosa”.
Rischiate di affrontare una spesa che è il quadruplo del titolo della Lega Pro?
“Questo si chiama rischio di impresa, si fa un progetto pensando a pro e contro. Tutto sta nello spalmare il debito che vai ad accumulare. In B lo recuperi in tre anni, in Lega Pro in cinque”. La Cittadella dello Sport fa ancora parte del progetto?
“Non è il nostro punto principale, in questo momento penso più ad un progetto sportivo-aziendale senza Cittadella dello Sport. Non ne abbiamo parlato nelle riunioni fatte, preferirei parlare di qualcosa sullo stadio come centro di aggregazione, fare prevenzione medico-sanitaria, lavorare sulle scuole. E’ questo quello che dobbiamo fare, abbiamo tante di quelle strutture…Lo stadio è utilizzato solo al 10% delle sue possibilità. Le aziende sport possono far fatturato, i giocatori hanno la loro plusvalenza e questo va fatto. Dietro al lavoro tecnico, c’è quello logistico. Tutto fa fatturato e ti permette di fare una società sana, senza ricorrere a strategie pazzerelle”.
Col senno del poi riparlerebbe di serie A in tre anni?
“L’ho detto prima e lo ripeto. Il progetto è quello del 28 dicembre, senza sapere dell’istanza del fallimento. Se non ci fosse stata l’istanza, t’avrei già risposto che ci credevo in tre anni. Se non saranno tre, sarà uno in più. Ho gli stessi identici interessi: dare la possibilità a questi tifosi meravigliosi di vivere qualcosa di importante. Ci riusciremo attraverso una struttura che funzioni. I 40 minuti di serie A sfumata col Cesena hanno rovinato questa società perché sono arrivati troppo presto. Hanno annebbiato l’obiettivo principale, che era quello di creare una struttura professionistica. Ora dobbiamo farlo, poi dobbiamo pensare al salto. Dal punto di vista logistico, umano e delle capacità non abbiamo nulla da invidiare. Non saranno tre, ma ci arriveremo sicuramente”.
Lei deve saldare 720.000 euro entro 15 giorni per essere operativo: quando pensa di saldarli?”Ampiamente prima del termine. Sono 684.000 euro per la precisione”.
Esclude che ci possano essere altre penalizzazioni?
“Stiamo lavorando per dimostrare che tutto ciò che è accaduto è un problema oggettivo e non soggettivo. Il nostro è un caso unico, non come quello del Pisa. Stiamo sulle eccezioni che stiamo ponendo al TFN: dimostrare che non c’è stata mancata volontà ma impossibilità tecnica di fare qualcosa”.
Rischiate di affrontare una spesa che è il quadruplo del titolo della Lega Pro?
“Questo si chiama rischio di impresa, si fa un progetto pensando a pro e contro. Tutto sta nello spalmare il debito che vai ad accumulare. In B lo recuperi in tre anni, in Lega Pro in cinque”. La Cittadella dello Sport fa ancora parte del progetto?
“Non è il nostro punto principale, in questo momento penso più ad un progetto sportivo-aziendale senza Cittadella dello Sport. Non ne abbiamo parlato nelle riunioni fatte, preferirei parlare di qualcosa sullo stadio come centro di aggregazione, fare prevenzione medico-sanitaria, lavorare sulle scuole. E’ questo quello che dobbiamo fare, abbiamo tante di quelle strutture…Lo stadio è utilizzato solo al 10% delle sue possibilità. Le aziende sport possono far fatturato, i giocatori hanno la loro plusvalenza e questo va fatto. Dietro al lavoro tecnico, c’è quello logistico. Tutto fa fatturato e ti permette di fare una società sana, senza ricorrere a strategie pazzerelle”.
Col senno del poi riparlerebbe di serie A in tre anni?
“L’ho detto prima e lo ripeto. Il progetto è quello del 28 dicembre, senza sapere dell’istanza del fallimento. Se non ci fosse stata l’istanza, t’avrei già risposto che ci credevo in tre anni. Se non saranno tre, sarà uno in più. Ho gli stessi identici interessi: dare la possibilità a questi tifosi meravigliosi di vivere qualcosa di importante. Ci riusciremo attraverso una struttura che funzioni. I 40 minuti di serie A sfumata col Cesena hanno rovinato questa società perché sono arrivati troppo presto. Hanno annebbiato l’obiettivo principale, che era quello di creare una struttura professionistica. Ora dobbiamo farlo, poi dobbiamo pensare al salto. Dal punto di vista logistico, umano e delle capacità non abbiamo nulla da invidiare. Non saranno tre, ma ci arriveremo sicuramente”.
18/04/2017