L’amministrazione Fucci sapeva bene che la ex fabbrica chimica che ha operato fino a una ventina di anni fa a Pomezia è un potenziale pericolo per l’ambiente, tant’è che la Regione nel 2011 stanziò quasi mezzo milione di euro per la sua bonifica. I lavori si sono fermati nel 2014 per la “necessità di rimuovere alcune sostanze residuali aventi caratteristiche di infiammabilità ed esplosività oltre le previsioni prospettate in sede di progetto”. Sostanze “misteriose” e radioattive fino alla loro analisi in laboratorio, abbandonate per anni in maniera scellerata in alcuni capannoni.
La Regione Lazio ha impiegato 7 mesi per dare il parere favorevole ad utilizzare il ribasso d’asta per effettuare quell’intervento. La perizia di variante è stata necessaria invece per “conferire al sito maggiori condizioni di sicurezza in quanto le sostanze descritte quali lega di sodio e potassio presentano caratteristiche di elevata infiammabilità ed esplosività al solo contatto con l’umidità presente nell’aria, con possibili effetti deflagranti a danno oltre che delle cospicue quantità di rifiuti (circa 400 tonnellate) che residueranno nello stesso sito, anche per le abitazioni ed attività produttive presenti nell’intorno”. Le sostanze sono state rimosse e portate in Francia per il loro smaltimento.
Per l’ex Kema, la Giunta aveva deliberato lo scorso 29 luglio il progetto per la “Riqualificazione produttiva e ambientale” da effettuare tramite fondi europei, su un’area complessiva di 92 ettari interamente percorsa da via Laurentina.