Corrado Ocone sul lago di Paola, per una ‘escursione filosofica’ al Canale Neroniano e al Ponte Rosso. Ocone è uno degli intellettuali più importanti e conosciuti del mondo liberale. Direttore della Fondazione Einaudi, è editorialista per Il Corriere della Sera, Il Mattino (un passaggio di un suo articolo fu usato dal Ministero come traccia della prova scritta degli esami di maturità) ed ha già una nutrita produzione editoriale come saggista filosofico, con testi pubblicati da Castelvecchi e Rubbettino, tra cui l’ultimo, «Attualità di Benedetto Croce» su cui si è articolata le discussione. Lungo il crinale di lotta costante ai due estremi del positivismo e delle "filosofie della crisi", del nichilismo e dello scientismo, Croce ha cercato di rinnovare le tradizioni italiane dello storicismo e del realismo politico. Sotto ogni evidenza, nella seconda parte del secolo, con il trionfo delle filosofie analitiche e neopositivistiche - e in Italia di versioni più o meno ortodosse di marxismo -, l'influenza del suo pensiero è andata progressivamente diminuendo. Eppure proprio oggi, nella crisi generale del pensiero filosofico, la tradizione storicistica crociana, opportunamente interpretata e rinnovata, può ancora – e, in larga misura, deve - ritrovare un suo ruolo centrale.
L’ultimo appuntamento presso la Proprietà Scalfati fa parte di una rassegna filosofica, curata da Mauro Cascio e Saverio d’Ottavi dal titolo ‘Nobili Viaggiatori per le rotte del pensiero’ che ha già visto ospiti, nelle settimane scorse, Diego Fusaro, Mario Leone e Marco Taradash (con le conclusioni di Tiziano Busca, del Rito di York). I 'marinai dello Spirito' che continueranno a proporre 'rotte' in provincia di Latina. La parola chiave è questa: 'scoperta'. Perché il marinaio è un po' un filosofo che vuole navigare acque nuove. Il lago di Paola, il fiume Cavata sono state quinte sceniche di un altro viaggio, quello della Filosofia che interroga il presente. «I Nobili viaggiatori», spiega Mauro Cascio, «vogliono fare pratica filosofica. Interpretare il senso più autentico della Missione del dotto di Fichte. Il filosofo non deve restare chiuso nella sua Torre d’Avorio, la sua aula universitaria e condividere il sapere con pochi eletti. Il filosofo deve essere ‘magister’ della comunità, essere lievito, motore, vita. Dobbiamo dichiarare guerra all’Anti-Intellettualismo e uscire fuori dai Social per conquistarci spazi di riflessione e approfondimento, per guadagnare un pensare lento da contrapporre ad un pensare veloce e superficiale. Oggi l’anti-Intellettualismo è nutrito da patologie della comunicazione, come l’effetto Dunning-Kruger. Ora, io sono cresciuto negli anni Ottanta e Krueger mi ricorda l’assassino di Nightmare, con il cappellaccio, il volto sfigurato e il guanto con le lame. C’è una ‘e’ di differenza, non si scrive proprio allo stesso modo. Ma è ugualmente terrificante e consiste in questo: nel ritenere che la mia ignoranza valga quanto le altrui competenze. Ne abbiamo testimonianza ogni giorno in quello straordinario documento antropologico che è Facebook. Noi siamo qui per tentare di fare delle iniezioni di analisi critica al presente, con strumenti più o meno raffinati». «E lo faremo scoprendo non solo nuovi modi di vedere le cose», aggiunge Saverio d’Ottavi, «ma anche scoprendo le meraviglie che noi che viviamo in questi posti non possiamo ignorare. Le tradizioni secolari sono tutte a portata di conoscenza. Se il pensiero caotico della città è il pensiero che va di fretta, noi allarghiamo e rallentiamo la consapevolezza grazie ai laghi e ai fiumi del nostro territorio. Siamo tutti Nobili e siamo tutti Viaggiatori».