FARSI SENTIRE DALLA CASTA
Infatti, come già spiegato sullo scorso numero de il Caffè raccontando la vittoria dei cittadini laziali che sono riusciti a far approvare dal Consiglio Regionale la legge sull’acqua scritta da loro stessi, si può (e per molti aspetti si deve) piegare la Casta alla volontà espressa dai cittadini nei modi previsti dalla nostra Costituzione: la legge su cui è fondata la nostra Repubblica e che sovraintende a qualsiasi altra norma emanata dalle istituzioni di questo Paese. Gli strumenti legali ci sono già. E il Lazio ha un primato in materia.
LEGGE POPOLARE ZERO RIFIUTI
I cittadini avevano già presentato una propria proposta di legge regionale “Zero Rifiuti”, per superare la storica dipendenza da ben precisi gruppi di potere e la mala-gestione fondata su discariche ed inceneritori. Proposta sabotata e passata nel dimenticatoio. Un sabotaggio che però si può evitare e superare. Restando al gravissimo problema dell’immondizia, subito può arrivare in modo efficace e vincente, la risposta organizzata dei cittadini, riproponendo la legge di iniziativa popolare “zero rifiuti” (affossata a settembre 2012 dalla maggioranza guidata da Renata Polverini) ed imponendo all’attuale Consiglio regionale di votarla in tempi certi. Per evitare altri affossamenti della volontà popolare, basta far scattare il meccanismo previsto dagli articoli 61 e 62 dell’attuale Statuto della Regione Lazio.
COME FARE
Per far sì che un disegno di legge popolare venga portato al voto del Consiglio regionale occorre almeno uno dei seguenti requisiti: la firma in calce alla proposta di legge da parte di almeno 50 mila elettori residenti nel Lazio; l’approvazione preventiva da parte di 2 Consigli Provinciali (anche quelli futuri che usciranno dalla riforma in corso); l’approvazione preventiva della stessa proposta di legge, a maggioranza assoluta dei componenti, da parte di 10 Consigli comunali del Lazio che complessivamente abbiano almeno 50 mila elettori nelle loro liste elettorali.
ESEMPIO VINCENTE: L’ACQUA
Quest’ultimo criterio è stato quello che ha fatto scattare la nuova legge regionale per il servizio idrico integrato del Lazio approvata a marzo e per certi versi è già stato acquisito a livello generale anche per “zero rifiuti”. Ci risulta infatti che i Consigli comunali del Lazio che hanno già approvato anche quest’altra legge di iniziativa popolare sono quasi trenta in tutto; buona parte sono della zona dei Castelli romani, mentre per la Provincia di Latina c’è per il momento solo Aprilia. L’iter prevede che la proposta, una volta dichiarata di nuovo ammissibile (lo è già stata nel 2012) debba essere comunque discussa e votata dal Consiglio regionale entro un anno dato dal suo deposito. Lo stesso Statuto non consente al Consiglio regionale di stravolgere l’impianto della legge; o l’approva così com’è oppure deve votare per la non approvazione. Non è previsto un decadimento automatico dell’iniziativa, come invece avviene nel Parlamento nazionale in caso di scioglimento anticipato. Quindi se la proposta non viene discussa durante la legislatura in cui è stata presentata, va discussa per forza dal Consiglio regionale che viene dopo.
SENNò SCATTA”ˆ IL REFERENDUM
Infine, nel caso non avvenga alcuna votazione entro un anno dal deposito (né per approvarla, né per disapprovarla), il Presidente della Regione si vedrà costretto ad indire un referendum propositivo a livello regionale sulla stessa legge, dando così automaticamente la parola agli elettori. E a quel punto la Casta sarà costretta a piegarsi definitivamente alla volontà popolare. Come accaduto per l’acqua lo scorso 17 marzo.