Sul posto, oltre al sostituto procuratore Luigia Spinelli, che ha visionato prima di tutti quanto accaduto, e agli investigatori, anche Carabinieri, funzionari dell’Arpa Lazio, della Asl e della Polizia Locale e Vigili del Fuoco. Questi ultimi, per effettuare i rilievi, hanno indossato una particolare maschera dotata di bombola di ossigeno.
I corpi dei defunti sono rimasti all’interno per qualche ora, fino all’arrivo del carro funebre di una ditta di Aprilia che li ha portati via. L’area intorno alla Kyklos è stata interdetta perché si teme che lo sversamento di ammoniaca possa causare altre intossicazioni ed i mezzi guidati dagli operai sequestrati. In queste ore si stanno visionando le telecamere dell’impianto per verificare la dinamica dell’incidente.
SVILUPPI –
Idrogeno solforato, monossido di carbonio, ammoniaca: sono le tre sostanze chiamate in causa nella morte dei due operai di Viterbo, impiegati di una ditta di Orvieto che stavano operando all’interno della Kyklos, erano autisti di due autocisterne che stavano svolgendo lavori ordinari di svuotamento di silos pieni di percolato. Entrambi sono saliti sulla passerella dei silos quando uno dei due avrebbe aperto una valvola dell’autocisterna. Uno dei due sarebbe morto sul colpo mentre l’altro è caduto all’interno del silos.
La Asl di Latina attende i risultati dell’autopsia per tentare di spiegare quanto accaduto. Sembra comunque che la ‘colpa’, se di colpa si può parlare, starebbe nella sostanza precedentemente trasportata nell’autocisterna, che avrebbe reagito chimicamente a contatto con la sostanza prodotta dal percolato. Un mix letale su cui si sta facendo luce. Le tre sostanze incriminate sono, come detto, idrogeno solforato, monossido di carbonio e ammoniaca.
«Non sappiamo cosa sia accaduto – spiega l’Assessore all’Ambiente del Comune di Aprilia Alessandra Lombardi – ci hanno comunicato che sono stati trovati questi due ragazzi morti vicino ad un impianto. Appartenevano a una ditta esterna che si occupa di ritirare il percolato da smaltire all’esterno, una operazione di routine svolta da un’azienda certificata e che da anni opera nel settore. Non sappiamo se queste persone abbiano eseguito tutte le procedure di sicurezza, spetterà agli organi inquirenti stabilire come si sono svolti i fatti. È innanzitutto una tragedia per due famiglie che hanno perso i loro cari». Anche i dirigenti dell’Acea si sono detti solidali alle famiglie delle vittime, spiegando che niente di simile era mai successo. Poco distante, però, appare un cartello davanti un’officina meccanica con su scritto: chiuso per intossicazione.