È durata meno di una settimana la fuga del pirata della strada che all’alba di lunedì scorso investendolo su Corso Italia a Roma aveva ucciso Nereo Murari, un senza fissa dimora di origine veneta, che da alcuni anni viveva nella zona dell’incidente.
La squadra della Polizia Locale di Roma Capitale diretta dal commissario Gabriele Di Bella, facente capo al secondo gruppo Parioli, ha stretto il cerchio nella zona, visionando centinaia di videocamere, ascoltando testimonianze e infine intorno alle 5 del 15 gennaio una 56enne di Ponte di Nona, è stata fermata proprio dal comandante della Polizia Locale di Nemi, Gabriele Di Bella, in via Toscana, nei pressi di via Veneto a Roma, dove lavora come addetta alle pulizie di un ufficio. Dopo un primo tentativo di occultare la verità, la donna avrebbe ammesso le sue responsabilità davanti al pm romano Giovanbattista Bertolini, altra vecchia conoscenza del territorio dei Castelli Romani, per molti anni pm di punta della Procura di Velletri. Si trova al momento ristretta agli arresti domiciliari, per il reato di omicidio stradale, omissione di soccorso e fuga, in attesa di ulteriori sviluppi di indagine. Il comandante della Polizia Locale di Nemi Di Bella che è anche un ufficiale di punta del secondo gruppo Parioli di Polizia Roma Capitale, ha ricevuto i complimenti della sua comandante Donatella Scafati, che da subito ha creduto in lui e nei suoi agenti. Un ringraziamento alla squadra di Polizia Giudiziaria che ha risolto il caso in pochi giorni, sono arrivati dal comandante della Polizia Roma Capitale Antonio Di Maggio, dalla sindaca Virginia Raggi, dai procuratori capo di Roma e Velletri e dalla famiglia di Nereo Murari che vive a Verona, dove sono stati celebrati i funerali proprio ieri.
«Il lavoro sinergico in cui ho sempre creduto – ha detto un soddisfatto Di Bella – ha portato i suoi frutti, ringrazio tutti coloro che hanno dato una mano in questi giorni alla soluzione del caso. Dalla scientifica della Questura, alle Ambasciate della zona di via Bomcompagni, via Veneto, le attività commerciali, gli uffici strategici del quadrilatero e a tutti gli agenti profondi conoscitori delle zone in questione, che insieme a me hanno passato intere giornate al lavoro e notti insonni per risolvere al più presto il caso, e dare un nome e un cognome al pirata della strada che ha ucciso il povero Nereo, il clochard gentiluomo, come era chiamato da tutti. In tutta questa indagine, un ruolo importante l’hanno avuto le tecniche investigative che abbiamo acquisito, sull’omicidio stradale e sull’uso degli strumenti di indagine e di videosorveglianza, di cui parliamo spesso nei corsi di approfondimento che teniamo a Nemi, Velletri e in altri comuni della provincia di Roma, grazie alla collaborazione del procuratore capo di Velletri Francesco Prete e del sindaco Alberto Bertucci».