DISCARICA”ˆFUORI”ˆCONTROLLO?
La discarica di Roncigliano è stata devastata da un misterioso incendio dai contorni mai chiariti il 30 giugno 2016. E’ situata poco distante dal Policlinico dei Castelli, il nuovo ospedalone che verrà inaugurato il prossimo 18 dicembre. E’ stata prima sequestrata dalla Procura e poi, ormai più di un anno fa, dissequestrata: non conosciamo però l’esito del processo penale avviato dal Tribunale di Velletri nei confronti dei dirigenti della società Pontina Ambiente. Dopo l’incendio dell’11 dicembre scorso all’impianto mangiarifiuti di Roma-Salario, Roncigliano è una delle discariche del Lazio candidata per essere riattivata per ricominciare a ricevere i rifiuti non sono dei Castelli, ma anche della Capitale. Dalla messa in funzione dell’ultima maxi buca e fino al 30 giugno 2016, il VII invaso ha ricevuto i rifiuti indifferenziati dei 10 comuni ex utenti, ma non è stato ancora ‘tombato’, così si dice in gergo tecnico, ovvero ‘tappato’ con materiali isolanti per evitare che costitusca un rischio per salute e ambiente. Mentre scriviamo, sulla buca è visibile un gigantesco acquitrino pestilenziale. I residenti lamentano la presenza cospicua di uccelli e ratti tutto intorno al sito ed un odore nauseabondo che pervade l’area di giorno e notte. Nella discarica, da 8 anni sono stoccati i 61 containers contenenti i pezzi dell’inceneritore più grande d’Europa che il signore dei rifiuti avrebbe voluto costruire accanto al VII invaso.
3 COMUNI «PRONTI A RESISTERE»
Ma tornando alle rivendicazioni economiche del Gruppo Cerroni, al momento «sono tre i comuni pronti a resistere – così racconta un amministratore che preferisce non comparire – Albano, Genzano e Pomezia». Al Comune di Albano il Gruppo Cerroni ha chiesto «oltre 717mila € di presunto conguaglio, a quello di Pomezia oltre 621mila €, a quello di Genzano 470mila €. Nel 2014 – continua – 7 su 10 comuni-utenti della discarica di Roncigliano si sono costituiti parte civile nel ‘processo Cerroni’: Albano, Genzano, Pomezia, Ariccia, Lanuvio, Castel Gandolfo e Rocca di Papa, con la sola eccezione di Marino, Ardea e Nemi. I 7 comuni ricorrenti hanno sostenuto davanti ai giudici di essere stati letteralmente truffati dalla Pontina Ambiente ed hanno chiesto un cospicuo risarcimento danni. I dirigenti della società sono stati assolti il 5 novembre scorso, ma solo dall’accusa di associazione a delinquere. Sono prescritti invece i presunti reati ambientali e le presunte sovrafatturazioni ai danni dei 10 comuni utenti. Significa che tali presunti reati non possono più essere puniti dal punto di vista penale. Ma significa anche che almeno la parte civile del processo Cerroni, proprio quella in cui i comuni sono costituiti contro la società, non è conclusa e continuerà nei prossimi anni. Fino alla completa e definitiva conclusione anche della parte civilistica del ‘processo Cerroni’ – aggiunge – noi non pagheremo un centesimo».
LE RELAZIONI DI NOE E ARPA
«Del resto – sottolinea l’amministratore dei Castelli – le nostre ragioni poggiano sulle relazioni tecniche del Ministero dell’Ambiente, dell’Arpa Lazio, l’Agenzia di Protezione Ambientale della Regione Lazio, dei Carabinieri del N.O.E., il Nucleo Operativo Ecologico. Relazioni che hanno accertato che il trattamento e interramento dei rifiuti all’interno del sito di Roncigliano – conclude incredulo – avveniva in modo a dir poco singolare». E gli altri 7 Comuni? Approfondiremo la questione sul prossimo numero de il Caffè in distribuzione dal 20 dicembre.
Domande per Regione, Area Metropolitana, Comuni, Arpa, Asl e Procure di Roma e Velletri
“Dopo la chiusura della discarica il gestore dovrà garantire la gestione post operativa per 30 anni”. È quanto prevede l’Autorizzazione Integrata Ambientale n. B-3695 rilasciata dalla Regione Lazio il 13 agosto 2009. “Devono essere assicurati – continua il documento – la manutenzione, la sorveglianza e i controlli (…) affinché non comporti rischi per la salute e l’ambiente. In particolare, devono essere garantiti i controlli e le analisi del biogas, del percolato e delle acque di falda (…) nonché le norme in materia di scarichi idrici e tutela delle acque, di emissioni in atmosfera, di igiene e salubrità (…) deve, inoltre essere assicurata la manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le opere funzionali ed impiantistiche della discarica”. “Alla chiusura della discarica – prevede la legge n.36 del 2003 – la società dovrà procedere al ripristino ambientale del sito ed alla sua bonifica”. Il sistema fognario, i pozzetti, le pompe di aspirazione, i sistemi di raccolta e convogliamento delle acque piovane, le vasche di accumulo, le tubazioni di prelievo e scarico appaiono fuori uso. Nelle vasche dei rifiuti organici è cresciuta una folta vegetazione. Il VII invaso è stato chiuso e tombato? Quando di preciso e con quali modalità? Chi sta effettuando sulla discarica i controlli mensili, bimestrali, trimestrali, semestrali ed annuali imposti dalla legge e dall’autorizzazione integrata ambientale n.B-3695 del 13 agosto 2009? Qual è l’esito dei controlli su aria, acque superficiali-sotterranee e aria effettuati in discarica negli ultimi 3 anni? Dopo l’incendio del 30 giugno 2016 è stata ripristina la centralina meteo-climatica?Sono le domande che abbiamo inviato a: Flaminia Tosini, responsabile dell’Area rifiuti regionale; Maria Zagari, responsabile del Dipartimento Ambientale dell’Area Metropolitana di Roma; Mariano Sigismondi, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl Roma 6; Sergio Ceradini, responsabile del Dipartimento Pressioni Ambientali di Arpa Lazio; l’Agenzia Regionale di Prevenzione Ambientale; ai sindaci dei 10 Comuni interessati; e infine recapitate anche a Giuseppe Pignatone e Francesco Prete. Rispettivamente responsabili della Procura di Roma e di Velletri. Le cortesi risposte sul prossimo numero de il Caffè.