Una cementificazione notevole del territorio regionale, dove per quanto riguarda le province la più virtuosa appare Frosinone, con soli 13 ettari di suolo consumati, e la peggiore Viterbo, che ha perso 154 ettari. E tutto in una terra in cui la popolazione è diminuita di 1.431 unità e che finisce per veder aprire cantieri su cantieri nelle già grigie periferie. Insomma siamo di meno, occorrono dunque meno case e altri edifici, ma si continua a costruire. Dati che nello studio sono stati recuperati dal rapporto sul consumo di suolo stilato dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
A lanciare l’allarme il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Sacchi: “Avanza il consumo di suolo a Roma e nel Lazio nonostante i mutamenti climatici ci facciano fare sempre più i conti con eventi meteorici estremi e rischio idrogeologico. Cementificare e impermeabilizzare il territorio è una follia ingiustificata, tenendo anche presente che diminuiscono i residenti e che ogni questione edificatoria, sia abitativa che non, può e deve essere risolta con la rigenerazione dell’enorme patrimonio di edilizia abbandonata”. Ancora: “Nella nostra regione, dove la quasi totalità dei Comuni si trova in aree a rischio idrogeologico e dove gli eventi climatici estremi mettono a dura prova, sempre più di frequente, gli ambienti antropici, c’è bisogno di fermare ogni colata di cemento che consumi nuove superfici. Bisogna invece scommettere e investire su parchi urbani in grado di aumentare la resilienza delle città, sulla cura delle aste fluviali e degli ambienti ripariali, sulla rinaturalizzazione delle superfici. Solo così si gettano le basi per una politica di adattamento al clima che cambia”.