COSA PREVEDE LA NUOVA LEGGE?
Con la nuova legge, il venditore sarà tenuto a pagare all’acquirente solo il costo dell’affrancazione, ovvero una somma di danaro necessaria per prendere posseso completo e definitivo dei terreni su cui è costruita l’abitazione, che sarà decisa dal Ministero dell’Economia e Finanze insieme ai Comuni. Ma non anche la restituzione della differenza tra il prezzo di vendita calmierato e quello di mercato. In buona sostanza, il venditore sarà tenuto a pagare all’acquirente una cifra tra i 2.550 euro ai 35mila, a seconda dei casi, in modo tale da permettere all’acquirente di vendere a sua volta l’immobile a prezzo di mercato, anche a chi non ha diretto all’edilizia agevolata. In buona sostanza quindi l’acquirente che ha già avviato nei confronti del venditore una causa giudiziaria perché gli è stato venduto un immobile a prezzo di mercato e non a prezzo calmierato non avrà nulla indietro. Molte cause giudiziarie difatti sono state avviate dopo che una sentenza della Corte di Cassazione a sezioni unite del 2015 ha dichiarato illegittime le vendite di queste abitazioni a prezzo di mercato poiché dovevano essere cedute rispettando un tetto massimo e solo a chi aveva diretto all’edilizia agevolata. Ora tale emendamento ribalta a tutti gli effetti la sentenza.
GLI ACQUIRENTI: “È UNA SANATORIA”
L’associazione degli acquirenti sta cercando di capire se nella nuova legge vi siano profili di incostituzionalità e soprattutto se il decreto fiscale sia applicabile anche alle cause in corso, visto che l’emendamento sarebbe retroattivo: ovvero costituirebbe una pietra tombale anche per le cause in corso. “Siamo arrabbiati e offesi perché, oltre al danno, dobbiamo farci carico anche della beffa. Quella di chi – denuncia Dario Pastore, presidente del Comitato acquirenti – dopo aver lavorato in maniera unilaterale e senza ascoltarci, a questa soluzione legislativa, vuole convincerci della sua bontà”. Pastore solleva diversi dubbi. Prima fra tutti fa notare che l’emendamento non chiarisce modalità e tempi entro i quali i venditori dovranno portare a termine le procedure di affrancazione. “Chi lo ha scritto parla di un tempo ragionevole, stimandolo a ‘occhio’ in 18 mesi. A occhio? Non solo. Lo stesso emendamento rimanda a un decreto ministeriale del Ministero dell’economia e delle finanze le modalità per il pagamento rateale. Se il venditore paga a rate, il nostro immobile si svincola solo alla fine del pagamento o prevedranno garanzie in modo da liberare subito l’immobile? E il conguaglio previsto dall’articolo 3 delle convenzioni di affrancazione chi lo pagherà? Parliamo di cifre attualmente non quantificabili, che il comune richiede al proprietario dell’immobile e che potrebbero aggirarsi intorno ai 20-30 mila euro”.
“SODDISFATTI” I VENDITORI
“Accogliamo con profonda speranza e fiducia nelle istituzioni questo nuovo testo dell’emendamento che tende a voler risolvere le numerose incertezze giuridiche attuali. La soluzione permette ai venditori, tramite il pagamento dell’affrancazione, di restituire ai proprietari attuali l’immobile libero da ogni vincolo, sia di prezzo sia di natura soggettiva, così come le parti pensavano di averlo compravenduto. Ringraziamo le forze politiche di maggioranza per essere stati i promotori dell’emendamento e quelle di opposizione per aver diligentemente contribuito costruttivamente alla costruzione di un testo finale che possa rappresentare in modo equo gli interessi di tutte le parti. L’emendamento ha superato positivamente il vaglio delle commissioni in Senato e oggi inizia il suo iter istituzionale di discussione in aula. Auspichiamo che lo spirito di collaborazione e di convergenza tra tutte le forze politiche dimostrato finora, continui per il raggiungimento dell’obiettivo che i cittadini tutti, nessuno escluso, attendono da 3 anni, e cioè della certezza e giustizia del diritto, così come vuole la nostra Costituzione”.