Traballa la Ragione Lazio e rischia di travolgere dopo appena 9 mesi la Giunta Zingaretti bis e le velleità da segretario nazionale del PD del Governatore, Nicola Zingaretti.
Nei giorni scorsi i consiglieri capigruppo in Consiglio di Forza Italia, Lega e Fratelli D’Italia hanno presentato una mozione di sfiducia contro il Governo di centro–sinistra. Una mozione, quella di centro-destra, che puntava il dito soprattutto contro Enrico Cavallari e Giuseppe Cangemi, due consiglieri eletti nella minoranza di centro-destra, ma poi passati subito dopo le elezioni di marzo scorso al Gruppo misto e divenuti la stampella politica della maggioranza, che conta su numeri risicati per mantenersi in piedi.
Una mozione con poche possibilità di riuscita, se non fosse stato per il ‘messaggio politico’ lanciato via social dai 5 Stelle, che nel Lazio conta 10 consiglieri. Mercoledì 28 novembre sono filtrate difatti sulla stampa le dichiarazioni di Roberta Lombardi, capogruppo in Consiglio regionale dei 5Stelle e plenipotenziaria dei pentastellati romani. «Noi in giunta o sfiducia». Un messaggio che lascia intravedere possibili trattative politiche in corso tra il Governatore ZIngaretti e la capogruppo Lombardi.
Per il governatore dem questo non sarà un passaggio qualsiasi: in caso di salvezza nascerà un’altra maggioranza con, minimo, un nuovo assetto nelle presidenze delle commissioni. Salvo, certo, il contratto di governo che vuole proporgli il M5S. Alla Pisana, sede del Consiglio regionale, sono ore febbrili. C’è la consapevolezza che «una sfiducia nata quasi per gioco» sta diventando una questione politica molto più alta. Anche perché la vicenda si innesta con le primarie del Pd. Nel mondo renziano, per indebolire Zingaretti, c’è la tentazione di non far presentare in aula i due consiglieri il giorno del voto per abbassare così il quorum. «La situazione è fluida». E a oggi nessuno se la sente ancora di dire come andrà a finire. Unica certezza: con 26 voti di sfiducia si ritorna alle urne.