Un reparto nuovo di zecca, ma chiuso ancora prima di essere utilizzato per la prima volta. Con sale operatorie, sale del risveglio (le stanze dove i pazienti vengono lentamente risvegliati dopo l’anestesia post-operatoria), stanze letto, bagni e locali-mensa. Parliamo del terzo piano dell’ospedale De Santis di Genzano, la grossa struttura sanitaria in chiusura dal 14 novembre scorso. I locali ospedalieri sono stati sottoposti ad una presunta “manutenzione straordinaria e messa a norma” per volontà dei dirigenti della Asl Roma 6, così si legge nei documenti riservati che il nostro giornale ha potuto consultare. Almeno ufficialmente, il fine lavori non è stato ancora decretato e l’intera area mai riconsegnata all’Azienda sanitaria. L’area non è quindi accessibile al pubblico, né tantomeno ai sanitari che lavorano nella struttura ospedaliera. Ma i lavori sono pressoché ultimati, come dimostrano le foto esclusive che pubblichiamo.
«LAVORI”ˆFINITI»
“Nelle sale operatorie è stato già predisposto il costosissimo impianto di aerazione – ci spiegano medici e infermieri della Asl Roma 6 che ci hanno accompagnato nel nuovo reparto – i ‘blocchi operatori’, le sale in cui si eseguono le operazioni chirurgiche, sono un ambiente critico che espone i pazienti a rischi infettivi. L’aria – aggiungono – deve essere continuamente ‘lavata’ per evitare la proliferazione di microrganismi aero-dispersi. E’ stata già montata anche una scialitica, la lampada professionale che viene utilizzata in chirurgia per illuminare il campo operatorio”.
CORRIDOI E STANZE
Nel nuovo reparto sono stati montati e ultimati anche gli impianti: elettrico (con prese e lampade), idrico, antincendio, riscaldamento e climatizzazione. Ultimati i bagni ed un locale-cucina. Già pronto anche un montacarichi che serve a spostare gli oggetti più pesanti da un piano all’altro dell’ospedale.
LE CRITICHE VELENOSE DI MEDICI E INFERMIERI
«Morale della favola? Sono stati spesi un milione e 278mila euro di soldi pubblici per realizzare un reparto che non verrà mai utilizzato – sbottano medici ed infermieri – a questa cifra si aggiungono un milione e 32mila euro utilizzati per ristrutturare dei locali del CUP, il Centro Unico di Prenotazione, i poliambulatori e le sale parto, ovvero tutto il piano terra dell’Ospedale, inaugurati poco più di un anno fa. Spesa totale? 2 milioni e 311mila euro. Lavori eseguiti in larga parte – sottolineano – dopo che era già ampiamente in corso il cantiere per la costruzione del nuovo Policlinico. Ma allora qual è il senso di queste ristrutturazioni? Questi soldi non si potevano usare in un altro modo? La domanda più importante è però solo una: l’ospedale di Genzano resterà una struttura sanitaria pubblica o finirà nella mani di un privato? I cittadini, ma anche i medici e infermieri – concludono – hanno il diritto di avere una risposta dal Direttore Generale, Narciso Mostarda».
Quale destino per i tre “vecchi” ospedali?
Il futuro dei 3 ‘vecchi’ ospedali di Albano, Genzano e Ariccia ‘agita’ la politica castellana. A Genzano, nel Consiglio comunale del 31 ottobre si è combattuta una guerra sul destino dell’ospedale De Santis. La minoranza, per bocca dell’ex sindaco, Flavio Gabbarini, denuncia «l’immobilismo della Giunta Lorenzon. La discussione sul futuro dell’ospedale – aggiunge – è stata promossa dal gruppo consiliare ‘Attivamente’, ripresa da quello del PD, e solo successivamente condivisa e votata in aula dalla maggioranza. Il sindaco – sottolinea – è stato latitante per 28 mesi, non ha preso nessuna iniziativa per mantenere aperta la nostra struttura. Sala prelievi, centro vaccinale, poliambulatori devono restare attivi. Ma soprattutto chiediamo l’avvio di una Casa della Salute dove potranno lavorare i medici di base e in cui siano operativi ambulatori medici ed infermieristici, etc. Per dare continuità alla struttura e ad alleggerire il carico che peserà sul Policlinico». «Il 30 ottobre – controbatte il primo cittadino Lorenzon – ho partecipato alla Conferenza dei Sindaci della Asl Roma 6. Ho ricordato che la Delibera di Giunta regionale n.1059 del dicembre 2007 prevedeva che l’ospedale diventasse sede di attività territoriali, specialistiche, semi-residenziali o diurne, compreso un presidio territoriale di prossimità (…) ho incontrato più volte il direttore della Asl RM 6, Narciso Mostarda, sottoponendogli le nostre proposte. Ma non sono seguiti atti concreti né da parte della ASL né della Regione, anzi ci hanno chiesto di acquistare la struttura, di proprietà regionale, come a dimostrare la volontà di alienare l’immobile e di dismetterne la destinazione sanitaria». Restano muti invece i Consigli comunali di Ariccia e Albano. Ad Ariccia, i sei consiglieri di minoranza hanno chiesto la convocazione di un Consiglio straordinario straordinario sul futuro dello Spolverini. Ad Albano, tutto tace. Eppure la Direzione Generale della Asl è situata nel palazzone di Borgo Garibaldi, sul corso principale. La Asl paga al Comune di Albano, proprietario dell’immobile, 16mila euro di affitto al mese, oltre 188mila euro l’anno. L’accordo di programma, ovvero il patto tra Regione, Asl e Comuni del 2007 prevedeva di trasferire tutte le attività ora attive nella Direzione Generale all’interno dell’Ospedale albanense, per evitare sperpero di denaro pubblico. Il sindaco, Nicola Marini, sostiene che “questo tipo di programmazione riguarda l’attività amministrativa della direzione aziendale di Asl Roma 6”.