Il militare si è occupato per undici anni, dal 2001 al 2012, di portare la posta dagli uffici dell’aeroporto “Mario De Bernardi” di Pratica di Mare all’ufficio postale di Torvaianica, nel Comune di Pomezia, e di spedirla. Ha gestito in tal modo molto denaro, speso dal Ministero della difesa per la corrispondenza. Visto che quei soldi per la corrispondenza sembravano non bastare mai, sono stati però alla fine effettuati alcuni controlli e gli investigatori si sono convinti che il maresciallo, a capo del Nucleo postale presso l’Aeroporto pometino, avesse messo le mani su quel denaro. Più nello specifico, secondo gli inquirenti il militare avrebbe utilizzato false distinte, compiuto false spedizioni, indirizzando plichi a soggetti inesistenti, o fatto risultare più spedizioni allo stesso destinatario, sempre con l’obiettivo di appropriarsi di ingenti somme. Era stato contestato un ammanco di quasi 813mila euro, ridotto poi in base a una perizia a 608.841 euro del fondo permanente destinato ai pagamenti in contanti delle spese postali. Il militare è stato così condannato dal Tribunale militare di Roma e, ottenuto un po’ di sconto, poi dalla Corte militare d’Appello di Roma, che ha emesso per lui una sentenza di condanna a tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione. Un pronunciamento reso definitivo dalla Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di Andrea G., confermando l’accusa di peculato militare. “Il quadro di scarsi controlli – hanno evidenziato i giudici – induceva in errore l’amministrazione e consentiva agevolmente di realizzare le appropriazioni”. Prescritti i reati consumati dal 2001 al 2004, per gli altri, quelli fino al 2012, la condanna è stata confermata.
Una vicenda per cui il militare è stato mandato a giudizio e ora condannato anche dalla Corte dei Conti. Inutili la richiesta del militare di una nuova perizia e la contestazione delle accuse a lui mosse. Per i giudici deve restituire i 608.841 euro al Ministero della Difesa.