Maria aveva deciso di lasciare il fidanzato e convivente e quest’ultimo, venerdì notte 26 ottobre ha cercato di convincere Maria a tornare insieme. Al suo rifiuto le ha sparato, uccidendola. “Maria è morta per mano di quella violenza che pretende di chiamarsi amore, che si maschera da quello che non è. Maria è morta di femminicidio e di patriarcato”, si legge in una nota congiunta
“Da tempo ci battiamo affinché si affronti la gravosa piaga dell’endemica violenza contro le donne, un fenomeno strutturale e purtroppo trasversale a tutte le classi sociali e a tutti i paesi. Una violenza che inizia dalle parole che si utilizzano per raccontare questi odiosi fatti di cronaca e si perpetua nell’indifferenza in cui muoiono o subiscono violenza un numero sempre troppo alto di donne. Maria ne è l’ultimo, tragico esempio. Abbiamo appreso la notizia della sua morte da scarni trafiletti di giornali locali che non hanno avuto nemmeno la sensibilità di scrivere il suo nome. La cronaca ci raccontava solo di una “prostituta” uccisa per strada. Un’etichetta, quella di prostituta, che certo non rende giustizia della vita di questa giovane donna e che ha forse lo scopo di sminuire l’accaduto agli occhi dell’opinione pubblica”.