OLTRE 350 COMUNI E 50 MILA FAMIGLIE IN ITALIA
Un atto, quello licenziato dall’amministrazione Coletta, in cui sa fa preciso riferimento a quella che è la diffusione di tale tipo di attività, nata sulla base di una teoria formulata da due criminologi americani, Lawrence Cohen e Marcus Felson, detta “Teoria delle attività routinarie”. Una “prevenzione situazionale”, per usare un altro termine tecnico, che si inserisce nella tanto dibattuta – soprattutto negli ultimi tempi – questione della pubblica sicurezza. Un “controllo fai da te” da parte dei residenti – per utilizzare invece termini più prosaici – in ausilio alle forze dell’ordine, indirizzato sul fronte della prevenzione di diverse tipologie dei cosiddetti “reati predatori”, dai furti alla rapine. Dagli Stati Uniti, dove venne sperimentata per la prima volta, passando per la Gran Bretagna e per il resto dell’Europa, il controllo di vicinato è approdato in Italia nel 2008. Dopo 10 anni si è assistito ad una ramificazione di una vera e propria rete nazionale – coordinata dall’associazione Controllo Del Vicinato e dal Ministero dell’Interno – costituita da 354 comuni, 1803 gruppi di controllo e 54715 famiglie. Numeri che fotografano il successo dell’iniziativa, certificato dai dati delle Prefetture circa il calo di alcuni tipi di reato in diversi comuni che hanno adottato tale sistema di sorveglianza civica. Nel Lazio sono 5 i comuni in provincia di Roma (Ardea, Cerveteri, Pomezia, Riano e la stessa città di Roma) che hanno aderito al programma, mentre in provincia di Latina solamente Aprilia ha sposato il progetto.
COME FUNZIONA
All’iniziativa apriliana si va dunque ad aggiungere quella che nel capoluogo partirà da Latina Scalo, dove da più di un anno è nato un comitato spontaneo i cui membri si tengono costantemente in contatto tramite un gruppo di Whatsapp. Ed è proprio tramite la diffusa chat di messaggistica, o in alternativa quella di Messanger associata a gruppi Facebook, lo strumento utilizzato dai residenti per inviare segnalazioni. Le linee guida fornite dal Ministero mettono nero su bianco le attività che può svolgere il gruppo di controllo. I residenti possono segnalare situazioni inusuali, comportamenti sospetti e fattori di rischio, nonché mettere in campo attività di reciproca assistenza (sostegno a vicini anziani e soli, sorveglianza reciproca delle abitazioni ecc.). Segnalazioni che verranno filtrate da un coordinatore, investito del ruolo dall’amministrazione comunale, in contatto con le forze di polizia. Fungeranno inoltre da deterrente i cartelli con la dicitura “Zona di controllo del vicinato”. Quello che invece i residenti non possono fare è – ovviamente – sostituirsi all’autorità di polizia, quindi intervenire attivamente in caso di reato, fare una qualsiasi sorta di schedatura di persone o intromettersi nella sfera privata altrui.
DA LATINA SCALO AL RESTO DELLA CITTÀ
“Non si tratta certamente di ronde”, spiega al Caffè l’assessore alla Trasparenza e alla Sicurezza, Paola Briganti, allontanando qualsiasi richiamo a forme di piscosi che spesso circondano il tema sicurezza. “Stiamo parlando bensì di un prezioso ausilio alle forze dell’ordine. Nel giro di una settimana verrà siglato il protocollo con la Prefettura. Sarà la volta poi di alcuni incontri con la cittadinanza di Latina Scalo, finalizzati a spiegare l’iniziativa e, soprattutto, a raccogliere adesioni.”. Incontri che, stando a quanto emerso dall’ultima commissione Trasparenza, dovrebbero partire da novembre. “Una volta preso il via – annuncia il delegato alla Sicurezza – il progetto sarà esteso ad altri quartieri della città”.