Condanna confermata. La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha respinto il ricorso di Safet Tajkunovic, rom di origine serba, e confermato per lui la sentenza emessa dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina: 23 anni di reclusione per aver ucciso, nell’agosto 2015, nel corso di una lite scatenata da motivi di gelosia, Liviu Gigi Boarnà. Accolte in questo modo le richieste del procuratore generale Antonio Sensale. Il 10 agosto di tre anni fa i carabinieri ricevettero una richiesta d’intervento dopo il ricovero di Boarnà, che versava in gravi condizioni ed aveva una ferita d’arma da fuoco all’altezza del torace. Dopo tre giorni la vittima morì e le indagini, trattandosi di un omicidio, vennero intensificate. Emerse così che a portare in ospedale Boarnà erano stati il figlio e la nuora di Tajkunovic, che riferirono di aver visto il ferito all’interno di un’auto. Dissero che, attorno alle 19.30, mentre rientravano nella loro roulotte nel campo nomadi di via di Salone, a Roma, avevano notato nel mezzo fermo Boarnà privo di sensi e con una ferita al torace da cui gli sgorgava sangue. I carabinieri scoprirono quindi che l’imputato aveva avuto una relazione clandestina con la compagna della vittima e una lite tra i due, ad Aprilia, era degenerata. La donna disse anche che sia l’imputato che la vittima erano ubriachi e che il colpo era partito accidentalmente. Tajkunovic, che intanto aveva fatto perdere le sue tracce e si era dato alla latitanza, è stato infine giudicato e condannato dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina e la sentenza è stata ora confermata in appello.
19/10/2018