Giornalista al lavoro (gratis) per 8 mesi con false promesse, poi a casa
Giornalisti che si approfittano di giornalisti. Succede a Latina, nella redazione di una una testata giornalistica online conosciuta sul territorio, di cui non faremo il nome. Una vittima, che preferisce mantenere l’anonimato, ha deciso di raccontare a il Caffè quanto accaduto, così che altri possano tenere gli occhi bene aperti e non incappare nella stessa trappola. La vittima è un iscritto all’ordine dei giornalisti come pubblicista, che si è visto costretto per motivi di lavoro ad assentarsi dal Capoluogo pontino, abbandonando così temporaneamente la professione per circa un anno. Al suo rientro ha deciso di tentare di reinserirsi nella sua professione, guardando al panorama delle svariate testate online del territorio e cercando una redazione con cui poter collaborare. Tra queste, ha ricevuto una proposta da un giovane quotidiano online, che proprio in quei mesi stava proponendo un corso di giornalismo digitale a pagamento, dal costo di circa 300 euro. Al termine del corso, per i due studenti migliori ci sarebbe stata la possibilità di effettuare uno stage non retribuito ed in seguito ci sarebbe stata anche la prospettiva di avviare una collaborazione finalmente remunerata. «Sono risultato uno dei due migliori frequentanti del corso – racconta il testimone – e ho iniziato a scrivere per il sito, utilizzando anche la piattaforma di pubblicazione fornita dal giornale. Scrivevo in media un articolo al giorno, seguendo anche conferenze ed eventi. Inizialmente prendevo accordi giornalieri con la redazione, in seguito ad una nuova riorganizzazione mi è stato chiesto di rapportarmi e presentare le mie proposte di articoli direttamente all’editore, per rendere più produttivo ed educativo il mio lavoro. In totale ho lavorato gratuitamente tre mesi durante il periodo del corso, due mesi dopo il corso ed altri tre mesi durante lo stage per un totale di circa otto mesi». Uno sforzo considerevole, senza però lieto fine. «Durante il periodo di stage – continua il giornalista pubblicista -, però, le cose sono progressivamente cambiate. Oltre alla riorganizzazione, per proseguire il rapporto in maniera remunerata mi è stato detto che era necessario portare degli sponsor per la testata. Ci tengo a sottolineare che questa novità è venuta fuori solo a metà stage. Spinto da una grande volontà di continuare a svolgere questo lavoro e a collaborare con questa testata ho accettato la proposta di procacciare pubblicità ed ho portato sponsor, quindi soldi per la testata. Una volta scaduti i termini dello stage, però, occasioni di rapporto per proseguire con una collaborazione retribuita non mi sono state più proposte: ho richiesto più volte un incontro che non mi è mai stato concesso. Per questo ho deciso di raccontare a il Caffè quello che mi è accaduto. Oltre a me, infatti, ha avuto la mia stessa sorte la collega scelta come migliore al termine del corso, che ha effettuato lo stage nel mio stesso periodo. Anche per lei, al termine degli otto mesi di lavoro non retribuito, non si è aperta una vera collaborazione ed ora ha cambiato tipologia di mestiere. So, inoltre, che i corsi con promesse di collaborazione proseguono. Questa segnalazione è finalizzata ad evitare che altri aspiranti giornalisti o attratti dall’ambiente della comunicazione possano farsi abbagliare da promesse simili per le quali, a mio avviso, si potrebbe anche configurare il reato di truffa». Bianca Francavilla
Il commento del Direttore de il Caffè
Purtroppo questa ed altre pratiche per spillare soldi a chi vorrebbe fare del giornalismo la propria professione non sono rari. Oltre ai corsi a pagamento con promesse di assunzioni future, oltre agli stage non retribuiti, oltre alle collaborazioni che non vengono mai pagate, una delle truffe più praticate è quella del percorso per acquisire il tesserino da giornalista, dove editori senza scrupoli fanno scrivere articoli agli aspiranti pubblicisti senza pagarli e addirittura chiedendo loro soldi per consentirgli di completare il percorso di collaborazione di 2 anni richiesto dall’Ordine dei giornalisti. Ci sono state già delle condanne, dopo le denunce di alcuni truffati, ma il consiglio è sempre quello di farsi mettere tutto per iscritto e abbandonare immediatamente la collaborazione appena si ha il sentore che il prorpio lavoro non viene riconosciuto, e nei casi più gravi denunciare sempre gli editori e le testate che si approfittano di chi ama fare il mestiere di giornalista, che deve, ricordiamo, essere sempre retribuito, sia se si tratti di un redattore interno, che di un corrispondente esterno: anche solo 1 articolo, deve sempre essere retribuito. Stefano Carugno
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