Entro fine anno la Regione Lazio selezionerà altre 115 persone per la sala operativa del 112, il controverso numero unico emergenze, che per ora copre Roma e altri 71 Comuni con il prefisso telefonico 06. È il preludio all’estensione sull’intero territorio laziale. “Il servizio, attraverso i due livelli di risposta, rende il soccorso più rapido ed efficiente”, dice il sito internet della Regione. Ma la realtà, spinge a domandarsi se sia una buona idea. Professionisti del soccorso e cittadini lo bocciano. Diversi lettori ci hanno scritto amareggiati, chiedendoci di tornare sull’argomento dopo il nostro approfondimento a giugno scorso. “Il giorno in cui mia figlia è stata improvvisamente colta da malore, sono stato sottoposto ad un interrogatorio di primo grado per oltre 15 minuti prima di sentirmi dire ‘manderemo il pronto soccorso’. Nel frattempo avrei impiegato solo 5 minuti a portarla in ospedale con la macchina personale se non vi fosse stata la paura che un comportamento simile, come spesso capita, potrebbe essere stato fatale per la vita di un paziente”. Così ci scrive Vincenzo C., nostro lettore di Roma, a proposito del 112.
TRA COMPUTER E PROTOCOLLI
Senza disconoscere la funzione di filtro che può avere, il problema è che si sono allungati i tempi di risposta e d’intervento. La nuova procedura, avviata nel Lazio a novembre 2015, prevede un doppio passaggio: chi chiama viene in prima battuta intervistato dalla sala operativa unica, una sorta di call center, dove si compila una scheda in base all’elenco con 32 tipologie di intervento preparato dal Ministero dell’interno per poi reindirizzare la chiamata ai soccorritori veri e propri: pompieri, forze dell’ordine, ambulanze. Se va bene, subito o quasi risponde qualcuno. Altrimenti scatta la voce registrata che in italiano, inglese e spagnolo dice “rimanga in attesa”. Un protocollo duramente criticato da vari sindacati nei diversi settori del soccorso e dell’emergenza. Dai medici ai pompieri, dalla polizia di Stato, con il Sap, Siap e Siulp, agli infermieri del Nursind.
I MEDICI: «MINUTI VITALI»
«Anche un paio di minuti possono essere vitali e il doppio passaggio allunga i tempi di intervento», spiega Pina Onotri, segretaria generale dello Smi, il Sindacato Medici Italiani. «Il problema è nazionale. Dov’è partito il numero unico, pur con buone intenzioni, ha creato ritardi, soprattutto quando si tratta di emergenze vere e proprie. L’operatore del 112 deve capire se serve il medico, l’ambulanza, i Vigili del fuoco, polizia o carabinieri e per fare questo ci vuole tempo – conferma al Caffè il dottor Angelo Testa, segretario nazionale dello Snami, il Sindacato autonomo medici italiani -. Da tempo abbiamo lanciato un appello affinché si riveda il servizio. Nessuno sembra ascoltarci, speriamo che nelle Regioni chi di dovere ci stia pensando… ».
L’IRA DEI POMPIERI: «UN FLOP»
«A volte a noi nemmeno ci avvisano o ci coinvolgono solo dopo vari minuti… a me è successo persino su incidenti stradali con persone incastrate tra le lamiere», denuncia Rossano Riglioni, segretario regionale del sindacato autonomo dei Vigili del fuoco Conapo. «È un flop vero e proprio e si lamentano gli stessi operatori della sala operativa 112 – affonda il collega Giovanni Terella, segretario regionale dell’USB vigili del fuoco precari -, perché quando ricevono la chiamata non sanno gestirla. Sono formati sulla carta, li mettono davanti al computer e via, senza alcuna esperienza da soccorritore». Servirebbe, invece, un certo fiuto. «Questo è il fatto più assurdo : stanno facendo la sala operativa unica a “laici” – insiste il segretario del Conapo – ossia a personale che non ha mai fatto attività di soccorso, mentre noi e gli altri professionisti riusciamo a percepire che tipo di intervento è necessario e possiamo dare subito indicazioni pratiche a chi chiama senza perdere tempo per far partire la squadra».
SOCCORSI INVIATI INUTILMENTE
«Spesso chi risponde al 112 non capisce subito se passare la chiamata a polizia o carabinieri o a noi. Altre volte inviano un soccorso, ad esempio l’ambulanza, che non serve! – tuona il pompiere dell’USB -. Al nostro centralino 115, invece, lavorano tutte persone che fanno attività su strada, in grado di dare subito indicazioni mentre intanto i nostri sono già partiti per fare l’intervento». «Continuano ad esserci ritardi sugli incidenti stradali, sui soccorsi a persona e sui tentativi di suicidio – aggiunge Riglioni del Conapo -. Noi Vigili del fuoco dovremmo essere i primi ad arrivare in certe situazioni e invece siamo gli ultimi grazie a questo 112 lumaca. È scandaloso! Perciò continuiamo a chiedere la sala operativa unica interforze gestita da noi con gli altri professionisti del soccorso».
Dello stesso avviso anche i medici e gli operatori delle ambulanze «Certo, la sala operativa unica con infermieri, medici, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco potrebbe essere la soluzione», afferma il segretario del Sindacato autonomo medici italiani, Angelo Testa. Non la pensa evidentemente così la Regione Lazio, che sta per assumere altre 115 telefonisti del 112 tartaruga.