Segretario, quando ha avuto modo di interloquire con i vertici aziendali Unicoop?
«Noi come delegazione, insieme alle segreterie nazionali, ci siamo incontrati con il direttore commerciale e con quello del personale il 5 settembre. Ci eravamo già visti a luglio quando, addirittura, ricevemmo rassicurazioni in merito a possibili investimenti sul territorio. Contavamo di aver tamponato la crisi e poter gestire la continuità aziendale, mentre in due mesi è cambiato tutto».
Quali motivazioni sono state addotte per giustificare questa inversione di marcia?
«Per Unicoop Tirreno è prioritario raggiungere il pareggio di bilancio e saldare i debiti maturati con altre cooperative. L’unico modo è lasciare questo territorio che, numeri alla mano, è in perdita consolidata sotto il profilo commerciale. Già nel 2017, tra contratti di solidarietà e uscite incentivate, si sono recuperati costi per 10 milioni: con questa operazione si punta a fare altrettanto»
Indiscrezioni (poi smentite) vorrebbero un subentro di PAC 2000A, una delle sette cooperative associate a Conad.
«Di ufficiale non c’è nulla. Vogliamo chiarezza, PAC2000A si nasconde tra mezze conferme e smentite. Sappiamo solo che i negozi sono sul mercato e ci sono delle trattative in corso, ma non ci hanno rivelato né gli interlocutori, né le tempistiche. Di certo c’è che le ultime direttive aziendali hanno imposto di ultimare le ferie entro ottobre e, soprattutto, di non inoltrare ordini per Natale…».
Tutto lascia pensare, quindi, a un ribaltone già entro la fine dell’anno. Come vi muoverete?
«Vogliamo assicurarci che ci sia solo un cambio di marchio e non una crisi occupazionale, chiedendo la garanzia del lavoro nel momento in cui si concretizzerà il passaggio di consegne. Nella trattativa sindacale ci preoccuperemo anche di assicurare ai lavoratori opportunità di scelta – che al momento non vediamo – valutando eventuali margini per ricollocazioni o incentivi all’esodo».
È stata tirata in ballo anche l’Ipercoop di Aprilia 2, ma qui è necessario fare chiarezza…
«Per ora l’Ipercoop è esclusa da questa partita, appartenendo al gruppo Distribuzione Centro Sud e, dunque, non essendo di proprietà diretta di Unicoop. Anche qui parliamo di un negozio in crisi rispetto alle vendite, e dunque costantemente monitorato, ma almeno in questa fase non rischia la chiusura».
Che accadrà il 26 settembre?
«I sindacati di categoria hanno proclamato lo stato di agitazione. Contestualmente allo sciopero nazionale, abbiamo richiesto e ottenuto un tavolo al MISE (Ministero dello Sviluppo Economico, ndr) in cui cercheremo di capire come si svilupperà il piano industriale. Predisporremo dei pullman per portare un presidio dei lavoratori sotto la sede del Ministero».
Manuel Gavini