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Il triangolo della vergogna sempre al centro della polemica politica ad Anzio.
È una triste storia che va avanti ormai da tre anni. In località Lavinio-Sacida alcuni imprenditori privati, al di fuori di qualsiasi programmazione ed in assenza di un piano Regionale che recepisca il concetto fondamentale da tutti condiviso della “chiusura locale del ciclo di produzione dei rifiuti”, ha “aggredito” la cosiddetta zona industriale di Anzio con proposte di realizzazione di due impianti di trasformazione dei rifiuti e di un impianto di stoccaggio di rifiuti normali e pericolosi. Il tutto posto nel raggio di circa 300 metri da obiettivi sensibili come abitazioni ed una scuola; in una zona già fortemente inquinata da altre produzioni ed impianti industriali. “Se vengono qui, qualcuno li ha chiamati”; le parole famose di chi era all’opposizione e che ora è al governo di Anzio. Resta da sapere: chi li ha chiamati e perché li ha chiamati, visto che portano solo pericolo e disagio per la popolazione. Se ne tratta ai veri livelli, con associazioni ambientaliste che si schierano dalla parte di chi vuole realizzare impianti impattanti in una cittadina a vocazione turistica come Anzio, e non se ne comprende la ragione; se ne fanno articoli di stampa tutti imbastiti su comunicati di partiti politici di “opposizione” che, per qualche strana ragione, continuano a guardare il dito del proprio minuscolo interesse, dimenticando la luna dell’interesse della gente. A fronte di una situazione di confusione generalizzata ad Uniti Per l’Ambiente, libero da qualsiasi vincolo istituzionale, politico o ideologico, resta il compito di fare il punto per assolvere al primo dei compiti che si è posto e cioè informare la gente, nella certezza assoluta di citare solo fatti reali e non opinioni e nemmeno sintesi infarcite di omissioni. Tutto ciò a prova di confronto.
CENTRALE BIOGAS di Via Amedeo Nazzari. Proposta dalla ditta Green Future. Questo progetto è stato il primo ad essere conosciuto dai cittadini di Anzio ed intorno al quale si è concentrata l’attenzione e la mobilitazione. Il progetto è stato assoggettato a VIA ed è ancora in trattazione presso la Regione Lazio che è competente al fine del rilascio dell’Autorizzazione all’esercizio. In data 17 ottobre 2017 si è tenuta la sessione conclusiva della Conferenza dei Servizi alla quale Uniti Per l’Ambiente ha partecipato con precise osservazioni tecniche, con tre propri rappresentanti, con due presentazioni e con una folla di cittadini che hanno dimostrato di fronte al palazzo in cui si teneva la Conferenza. In tale occasione la delegazione di Uniti Per l’Ambiente ha avuto un confronto risoluto con il gruppo, capitanato dall’ing Claudio Vesselli (l’ex dirigente del settore rifiuti in Provincia di Roma, ndr), che rappresentava la Ditta Green Future, al quale ha fatto conoscere la più totale ed inamovibile avversità della gente della zona alla realizzazione della centrale. Il Comune di Anzio non ha formulato relazioni o osservazioni tecniche relativamente a questo progetto ma si è limitato ad un generale diniego alla sua realizzazione. Ad oggi abbiamo controllato e l’impianto non risulta approvato ma nemmeno rifiutato. Abbiamo contattato l’Arch. Olivieri, responsabile unico del procedimento del progetto (in Regione, ndr), che non ci ha saputo dare notizie sull’esito finale. Il team tecnico ha contattato l’Ing. Tosini (Flaminia, capo dell’Area rifiuti in Regione, ndr) a cui ha formalmente posto il quesito per conoscere lo stato di un progetto che UPA ha ostacolato in modo forte, documentato e risoluto. Faremo sapere l’esito appena noto.
CENTRALE BIOGAS di Via della Spadellata. Proposta dalla Ditta Cogec, poi modificata e venduta alla ditta Anzio Biowaste ed infine rilevata dalla Ditta Asja Ambiente secondo una prassi consolidata. Questo impianto, che è a circa il 60% della fase costruttiva, è stato approvato col placet senza eccezioni, da parte del Comune di Anzio (assessore e dirigente), senza che la popolazione ne venisse nemmeno informata. Azioni legali contro questo impianto sono in atto da parte delle ditte confinanti e sul piano legale e di mobilitazione da parte di Associazioni e di Uniti Per l’Ambiente. Il Comune di Anzio, sotto la spinta di Uniti Per l’Ambiente, anche in fase di Consiglio Comunale, ha deciso di creare una Commissione Speciale per discutere i problemi degli impianti ed i rifiuti. Tale Commissione è confermata dalla nuova Consiliatura. Della Commissione fanno parte membri esterni tecnici come Giorgio Libralato e il Coordinatore di Uniti Per l’Ambiente come rappresentante delle associazioni. Il tecnico Giorgio Libralato ha in corso di stesura una relazione atta a fornire al Comune di Anzio tutte le criticità di un impianto che Assessore e Sindaco hanno sempre dichiarato essere stato ubicato in un luogo in cui non dovrebbe essere realizzato. Se il tecnico Libralato fornirà ragioni di intervento è auspicabile che tale intervento venga posto in atto. Uniti Per l’Ambiente resta fortemente mobilitato su questo progetto.
DEPOSITO di rifiuti normali e pericolosi, zona Padiglione. Proposto dalla ditta Eco-Transport è attualmente in discussione presso la Città Metropolitana (la ex Provincia di Roma, ndr), responsabile del procedimento Ing. Boffa. La conferenza dei Servizi ha avuto 4 riunioni, l’ultima delle quali il 27 agosto; durante questa sessione sono stati concessi al Comune di Anzio 30 gg per definire la propria posizione finale. Preciso che il Comune di Anzio si è opposto alla realizzazione di questo progetto nelle tre sedute precedenti. Dopo la documentazione presentata da Uniti Per l’Ambiente, il Comune di Anzio ha riconosciuto che il Permesso a Costruire è decaduto per mancato inizio dei lavori. Restano da chiarire alcuni aspetti dell’iter procedurale a livello comunale. Il progetto è stato oggetto di accese discussioni da parte delle parti nell’ambito della Commissione Speciale. Si sono letti articoli di stampa che mettevano in evidenza posizioni su aspetti che poco hanno a che vedere con la tecnicità e quindi la realizzabilità del progetto. Si è parlato di tavoli per discutere il ciclo dei rifiuti ma non si accettata la moratoria in attesa di decisioni nel merito; di una commissione speciale per una discarica mai bonificata; di confronti a vari livelli e di rapporti col Ministro Costa; si è parlato di generiche problematiche riferite al cumulo degli impianti ma nessun riferimento specifico alle criticità del progetto; progetto chiaramente difeso da un’associazione “ambientalista” che forse conta in Anzio una decina di soci. Uniti Per l’Ambiente, che di adesioni ne conta a centinaia, ha mantenuto la barra dritta sulla logica e sulla normativa che tutela sia l’impresa e sia gli abitanti. La tesi sostenuta è semplicissima: l’impianto ricade nell’ambito del T.U.A. decreto n 152 del 2006, in quanto si tratta di un impianto con impatto ambientale. Si dice che il progetto sia stato modificato al punto che esso non presenta più pericolo per gli abitanti, se è così allora esso deve uscire dalla responsabilità dell’Ente Provinciale e tornare sotto la responsabilità comunale, come qualsiasi altro progetto di ingegneria edile. Se non è così, perché il progetto prevede ancora decine di materiali soggetti a limiti, allora l’approvazione resta nella responsabilità della Città Metropolitana (l’ex Provinica di Roma, ndr) ed esso deve rispettare la distanza di 1.000 metri dagli obiettivi sensibili previsti dal Regolamento di Igiene e Sanità del Comune di Anzio. Esso deve anche rispettare il limite dei 500 metri previsto dalla Regione Lazio che su questo progetto ha espresso giudizio globale negativo. Questi sono i fatti semplici e inconfutabili ed il Team Tecnico di UPA, che redige queste note, resta disponibile per qualsiasi confronto e resta disponibile a modificare qualsiasi affermazione che non rivelasse esatta.
Uniti Per l’Ambiente