“A tal proposito – ribadiscono i dissidenti – nonostante gli impegni assunti nell’ultima riunione dal coordinatore con il segretario provinciale a tutt’oggi sono stati completamente disattesi. In particolare si è riscontrata l’indisponibilità e l’impossibilità di far poter svolgere un’assemblea degli iscritti e simpatizzanti sull’analisi del voto per comprendere come il PD di Anzio sia stato relegato ad un misero 6,7% (la media del PD nell’area metropolitana come sai è stata di oltre il 15%) e la candidatura del sindaco proposto dal nostro ha raccolto soltanto il 9%(la media dei candidati sindaci nell’area metropolitana è stata di oltre il 35%) ed il conseguente isolamento politico. Si è inoltre ricordato e ribadito con nettezza che il Partito Democratico si fonda sulla partecipazione plurale e democratica e non si basa certamente su norme relative alle società per azioni o a quelle dei condominii dove la maggioranza semplice (ed a volte non basta perché serve quella qualificata) possa ignorare diverse ma legittime posizioni o punti di vista. Si ribadisce altresì la disponibilità già espressa al segretario provinciale ed al coordinatore di poter cooperare quando i motivi ostativi verranno rimossi”. Una spaccatura quindi, ma non un divorzio, in attesa che chi oggi è alla guida del Pd ritrovi la ragionevolezza e torni ad un comportamento e confronto democratico con il Direttivo.