Ma, per Scalfati, stavolta potrebbe non riguardare la natura. Definendo il fenomeno anomalo e abbastanza grave, nella lettera è evidenziato come il bacino lacustre sembri diviso in due, con l’area compresa tra la località Arciglioni e fino al Caterattino dove emerge una colorazione diversa dal solito, di odore nauseante e di “una composizione non riferibile a prima vista al noto fenomeno delle alghe”. Inoltre, la proprietaria del lago sottolinea come, da alcuni rilevamenti fotografici in suo possesso, sarebbe emerso un collegamento tra la porzione di lago soggetta al fenomeno di apparente inquinamento e la presenza di abitazioni e tubature di scarico, seppur queste non appaiano attive nel riversare liquidi. Nell’altra porzione di lago, che vede insistere le attività di pesca e di molluschicoltura dell’Azienda Vallicola del Lago di Paola invece, a detta di Scalfati, le acque risultano in condizioni migliori anche se “in riferimento alle attività economiche in essere e in capo alla Comunione degli Eredi dell’Avv. Giulio Scalfati, subito dopo le questioni di salute e di sicurezza per i cittadini che ricoprono certamente la ragione di priorità, si specifica il possibile grave danno che ne deriverebbe in presenza di inquinanti”.
Anna Scalfati lancia quindi l’appello nei confronti delle autorità deputate ad intervenire, al fine di preservare il delicato equilibrio della biodiversità presente nel lago e nel Parco e “per garantire ai cittadini la salubrità delle acque rispetto a possibili scarichi urbani o industriali provenienti da abitazioni o dai canali di bonifica”. L’auspicio che muove l’interessata è quindi la possibilità di accelerare l’adozione del contratto di lago, istituto giuridico finalizzato alla rigenerazione ambientale del bacino idrografico. “Ancora una volta difatti l’azione di tutela risulta come la somma delle attività svolte da tutti i soggetti presenti nell’are del Lago di Paola”.
Simone Tosatti