Secondo il Consiglio di Stato, quello commesso da un cittadino di Anzio potrebbe configurarsi come un abuso edilizio ed ha accolto così il ricorso del Comune, che nel 2012 aveva respinto una domanda di sanatoria presentata nel 2004 per una veranda di 63 metri quadrati nella sua abitazione sul lungomare, che era stata chiusa, creando un volume di 200 metri cubi. Il Comune, nel negare la sanatoria aveva parlato di abuso, essendo quell’abitazione costruita in zona vincolata. Vincolo che, tuttavia, secondo il proprietario non si applicherebbe ai centri abitati, come nel caso della struttura oggetto del contendere. Nel 2017 il Tar aveva dato ragione al proprietario, annullando il diniego della sanatoria e condannando il Comune di Anzio a pagare 3.000 euro di spese.
Di orientamento diverso il Consiglio di Stato, a cui si è rivolto il Comune: “con il decreto ministeriale del 21 ottobre 1954, è stata dichiarata di notevole interesse pubblico la fascia costiera Ostia-Anzio-Nettuno (avente per oggetto i territori dei Comuni di Pomezia, Ardea, Anzio e Nettuno) – si legge sull’ordinanza di sospensione della sentenza di primo grado: “in base a tale vincolo, ogni attività di trasformazione edilizia nella suddetta fascia è subordinata al previo rilascio della autorizzazione paesaggistica”. Tutto è stato rimesso in discussione e il Consiglio di Stato si è aggiornato al 13 dicembre per entrare nel merito della questione.