A Pomezia tutti nel gruppo misto, fino a nuovo ordine. Nessuna differenza tra destra e sinistra – e quindi tra le migliaia di elettori che, il 10 giugno scorso, hanno votato per le compagini che sostenevano Pietro Matarese da una parte e Stefano Mengozzi dall’altra – i cui sei consiglieri non hanno ad oggi la possibilità di costituire dei gruppi consiliari autonomi.
Un pasticcio politico che si origina in un regolamento (o meglio, nella sua interpretazione rigida) votato dal Consiglio comunale a guida Movimento 5 Stelle, con Fabio Fucci sindaco, nell’ottobre del 2017: l’articolo 20, infatti, recita che “un gruppo consiliare è composto da minimo tre componenti”. Inaccettabile per il centrodestra, che ha eletto tre consiglieri che fanno parte di due liste diverse (Forza Italia e Lega), più il candidato sindaco Matarese, e che non vogliono rinunciare alla propria identità. Ancora di più per il centrosinistra, che ha eletto solo Omero Schiumarini del Pd e il candidato sindaco Mengozzi, per il quale l’interpretazione restrittiva del regolamento rappresenta uno scoglio insormontabile per costituire un gruppo indipendente e – rispettando la volontà democratica degli elettori – distinto da quello del centrodestra.
Che fare? Modificare il regolamento o imporre la coesistenza innaturale di compagini politiche chiamate a rappresentare un elettorato diverso? Sembra che l’unica strada percorribile per calmare le acque, e ripristinare il principio democratico, sia quella di apportare delle modifiche al regolamento consiliare dello scorso anno. Atto per cui è necessario un nuovo passaggio in Consiglio comunale.
Pare sia questo l’orientamento del Movimento 5 Stelle di Pomezia, che in un post questa mattina annuncia di essere disponibile a rivedere il regolamento, che però non rinnega: “La minoranza – scrivono i 5Stelle – si rifiuta di rispettare il regolamento di funzionamento del consiglio comunale il quale prevede che i gruppi consiliari devono essere composti da minimo 3 consiglieri e che una soglia diversa e inferiore è possibile solo in due casi: qualora il gruppo consiliare sia formato da un consigliere eletto in una lista che si è presentata da sola alle elezioni e non in coalizione e nel caso del gruppo misto”. Apparentemente, tuttavia, non si risolve il problema della rappresentanza del centrosinistra, che ha solo due consiglieri.
La chiosa del post dei 5Stelle è netta: “L’atteggiamento di chiusura espresso dalle minoranze consiliari – attacca il M5S – si configura alla stregua di un ricatto gravissimo nei confronti della cittadinanza, che eleggendo i suoi rappresentanti in consiglio, ha scelto persone che dovrebbero portare avanti un programma elettorale e non consiglieri alla ricerca di onorificenze”.