I capi della sanità laziale hanno tirato un bel respiro di sollievo: è stata elogiata la trasparenza della nostra Regione sui tempi di attesa per visite ed esami. Il Lazio è tra le sole quattro Regioni ad avere un “un sistema avanzato di rendicontazione secondo classi di priorità”, insieme a Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Valle d’Aosta cui si aggiunge la Provincia autonoma di Bolzano. A rilevarlo è stata la Fondazione GIMBE, Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze, lanciando i risultati preliminari di un apposito studio. In pratica, su internet comunicano ogni settimana e per ogni prestazione vengono rispettati i tempi previsti dalla normativa regionale, aggiornata ad aprile dell’anno scorso con decreto del Presidente Zingaretti. I dati riportati si riferiscono alle prime visite e agli esami strumentali. Vi è una classifica, in base a tre classi di priorità e i relativi tempi standard che le Asl non dovrebbero oltrepassare nel fornire le prestazioni. Urgente: da eseguire entro 3 giorni. Breve: da eseguire entro 10 giorni. Differibile: da eseguire entro 30 giorni per le visite e 60 giorni per la diagnostica. Il sito regionale pubblica i dati a cadenza settimanale, a partire dalla settimana iniziata il 28 maggio scorso.
IL SEMAFORO DELLE ATTESE
Il portale evidenzia per ogni prestazione il livello di rispetto dei tempi standard con una percentuale calcolata ogni settimana. I risultati sono quindi evidenziati in tre scaglioni con tre distinti colori. Il verde indica il rispetto dei tempi per almeno il 90% del totale delle prenotazioni; il colore giallo indica che le prenotazioni entro lo standard sono comprese tra 50-89%; mentre sono segnate in rosso le prenotazioni che sono entro lo standard nemmeno nel 50% dei casi sul totale delle prenotazioni per il periodo selezionato. Ebbene, nel corso dell’ultima settimana rilevata (2 – 8 luglio) solo 3 prestazioni al livello regionale sono in verde, cioè vengono erogate entro i tempi massimi: le visite ginecologiche, otorinolaringoliatriche, fisiatriche e oncologiche e la Tac senza e con contrasto del rachide e speco vertebrale. Complessivamente, quasi 8 volte su 10 – dato medio – i pazienti hanno ottenuto le prestazioni nei tempi previsti come dato medio. Quasi 85% le visite, 71,9% gli esami diagnostici.
MISTERO SUI GIORNI
Il 14 giugno la neo Ministra della Salute, Giulia Grillo, con una circolare ha chiesto a tutte le Regioni di raccogliere capillari informazioni su come vengono gestite le liste d’attesa nella erogazione di visite ed esami. Del resto è dall’ottobre 2010 che Stato e Regioni hanno approvato il PNGLA, Piano nazionale di governo delle liste d’attesa che individua 58 prestazioni tra visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici per i quali le Asl e aziende ospedaliere devono garantire tempi standard. Non è un favore ai sudditi pazienti, ma un obbligo di legge. Va bene la trasparenza espressa con le percentuali. Ma perché nel nuovo sistema di monitoraggio della Regione Lazio non indicano i giorni di attesa effettivi? Chi è arrivato alla fine di questo articolo, probabilmente se lo sarà domandato: quanto posso sperare di dover attendere per una risonanza, per la Tac, per una visita specialistica? In quanti giorni si traducono quelle percentuali medie color rosso fuoco, ad esempio, su risonanze magnetiche o ecocolordoppler cardiaca? Speriamo che almeno alla Ministra lo dicano.