Ben sei le società operanti tutte nello stesso settore finite nel mirino della Guardia di Finanza, perché ritenute parte del cosiddetto “Gruppo Reitano”. I finanzieri hanno accertato anche il coinvolgimento di un’azienda con sede legale a Pomezia, nata nel 2010 e fallita nel 2017, che sarebbe stata gestita di fatto dai Reitano – l’amministratore era la figlia di Riccardo, Monica – che negli anni tra il 2011 e il 2014 avrebbero usato fatture false per quasi due milioni di euro ed emesso, a favore del gruppo criminale, documenti a fronte di operazioni fittizie per circa 1,6 milioni.
Secondo i finanzieri i tre Reitano avrebbero amministrato, attraverso la compiacenza di prestanome nullatenenti, un gruppo di imprese attive nel trasporto di merci per conto terzi e operanti, in modo apertamente sleale, in frode al Fisco e ai creditori. “Nel corso della seriale perpetrazione di crimini economico –finanziari, si è assistito anche al fallimento di sette società commerciali facenti parte del “Gruppo Reitano” – scrive la Guardia di Finanza. “L’operazione (…) ha disvelato l’esistenza, almeno dal 2010, di un sistema fraudolento collaudato che ha visto la periodica sostituzione di società del gruppo, schiacciate ormai da pendenze debitorie e affidate ad amministratori assolutamente non idonei a gestirla, con imprese solo formalmente differenti ma con il medesimo oggetto sociale e gli stessi dipendenti”. “Lo straordinario volume di documentazione fiscale fasulla (fatture per operazioni inesistenti pari a oltre 70 milioni di euro) utilizzato ed emesso dalle stesse società dei Reitano – si legge ancora nel comunicato delle Fiamme Gialle – è stato determinante per consentire ai sodali, da un lato, di accaparrarsi le agevolazioni fiscali previste per le nuove iniziative imprenditoriali e, dall’altro, di eludere le azioni giudiziarie promosse dall’Erario e dalle imprese che hanno trattenuto rapporti commerciali con il “mondo Reitano”.