È quanto denuncia Anna Scalfati, la proprietaria dello specchio lacustre di Sabaudia, già protetto da direttive comunitarie e da circa trecento anni sede della più antica attività imprenditoriale di pesca del centro sud. La giornalista pontina, ex dirigente Rai già nel 2007, si trovò a dovere difendere questa porzione prestigiosa del Parco del Circeo dalla aggressione di quello che definisce “un porto abusivo per 1300 barche” e dal tentativo di fare uscire scafi di 40 metri dall’antico canale augusteo che dal lago giunge al mare.
Il Lago di Paola fu acquistato nel 1888 a un’asta pubblica e mai espropriato – a differenza dei laghi di Caprolace e Monaci – proprio perché sede di attività imprenditoriale dal 1700.
«Come può una Azienda ittica essere divisa in lotti? E come è possibile – si chiede ancora la Scalfati – che una minoranza della proprietà superi la evidente impossibilità di frazionare una attività economica tradizionale che, tra l’altro, ha garantito in questi anni la tutela del bene? E ne determini in cinquanta giorni il blocco totale delle attività e la perdita di posti di lavoro? Come è possibile che in Provincia di Latina una Azienda che funziona chiuda i battenti a seguito di una aggressione che ne vanifica il prestigio e i progetti?».
Tutto ciò sarebbe già avvenuto nel silenzio se da cinquanta giorni la giornalista, erede suo malgrado di questa Azienda, non si fosse rivolta alle Forze di Polizia e ai giornali denunciando “una vera e propria estorsione”.
«Se ti dicono – afferma Anna Scalfati- che, “o firmi o ti distruggiamo” e in ballo non c’è la proprietà di un terreno agricolo o di una villa al mare ma la unità della antica Azienda Vallicola del Lago di Paola, con tutte le sue attività e la sua storia centenaria, storia del territorio e storia personale di battaglie per la tutela. Se dietro a tutto ciò, ancora una volta, c’è un tentativo di impossessarsi di porzioni di quell’area che da duemila anni non ha modificato il suo profilo… Se ancora una volta si sente il vuoto intorno ed è chiaro che le mafie non uccidono più in modo tradizionale ma ti fanno morire in silenzio…Se accade questo, bisogna alzare la voce. Raccontare e denunciare tutto, senza timore».