Luca Andreassi, segretario organizzativo provinciale del Partito Democratico, Pomezia la conosce bene. È stato lui, affiancando l’onorevole Marco Miccoli, a guidare in veste di vicecommissario il circolo locale del Pd, che nel 2017 era rimasto senza il segretario. Curiosità: allora a dimettersi dalla carica era quello Stefano Mengozzi che, quest’anno, ha tentato la corsa da sindaco di Pomezia fregiandosi proprio del simbolo del Partito Democratico e di una coalizione di centrosinistra. È stato proprio Andreassi a restare al fianco di Mengozzi per tutta la campagna elettorale fino all’esito dell’11 giugno: 18,81% per il candidato sindaco, eletto in Consiglio comunale ma rimasto fuori dal ballottaggio.
Andreassi, da uomo del Pd come legge il risultato delle elezioni di Pomezia?
«Lo trovo un risultato positivo. Arrivare a quasi il 20% di coalizione in un contesto in cui non più tardi di tre mesi fa, alle elezioni regionali, il Movimento 5 Stelle prende quasi il 50% e con la destra in grande ascesa (nella vicina Anzio il centro destra esprime il Sindaco al primo turno) mi pare un buon viatico per ripartire con un serio progetto. Certo la delusione c’è. Sarei bugiardo se non lo ammettessi. Perché abbiamo la sensazione che se fossimo riusciti a partire prima con il progetto di Stefano, se fossimo riusciti a spiegare il nostro progetto ad ancora più cittadini avremmo ulteriormente migliorato il risultato. Va sottolineato come il deludente risultato del centrodestra al primo turno ha provocato un indiretto rafforzamento di Fucci e Zuccalà, allontanandoci dal ballottaggio».
Il Pd ha ottenuto il 12,17%. È il secondo partito in città ma rispetto al 2013 ha un rappresentante in meno in Consiglio. Da dove bisogna ripartire per invertire la rotta?
«Proprio da questa campagna elettorale. È stata la campagna più entusiasmante a cui abbia preso parte. E qualcuna ne ho fatta. Il partito non è mai stato così unito. Siamo andati per le piazze, petto in fuori, a presentare un progetto per Pomezia. Un progetto chiaro, realizzabile, sostenibile. Ripartiamo da qui. Dal progetto e da tutte le donne e gli uomini che lo hanno incarnato e che ci hanno creduto».
Il segretario del circolo Andrea Cisternino, nei giorni successivi alle elezioni, ha scritto alla stampa locale spiegando che candidare Stefano Mengozzi è stato un errore. Lei che ne pensa?
«Ho letto. Probabilmente l’amico Cisternino è stato condizionato nella sua analisi dal fatto che questa campagna elettorale non l’abbia vissuta. Ho passato praticamente 40 giorni a Pomezia e non mi pare di avere mai incontrato il segretario agli eventi, nelle piazze o al comitato elettorale. In questo modo forse non è stato in grado di percepire l’entusiasmo che è montato giorno dopo giorno. Mi pare poi che nell’articolo faccia riferimento anche ad un errore strategico nel preferire un candidato PD ad uno schema di liste civiche con candidato della società civile. Personalmente credo che ai vari livelli, dal locale al nazionale, la strada per il PD siano progetti chiari e realizzabili. Non progetti alla vergognosa in cui nascondersi dietro a qualche esperienza civica. Ma il candidato civico che avrebbe voluto Cisternino è arrivato al 3%?»
Stefano Mengozzi non ha dato indicazioni di voto per il ballottaggio. Per voi centrodestra e Movimento 5 Stelle sono la stessa cosa?
«Non sono ovviamente la stessa cosa. Ma sono, altrettanto ovviamente, entrambi molto lontani da noi. A livello locale le enormi diversità mi pare siano chiaramente emerse. Senza parlare del livello nazionale in cui le posizioni del governo a trazione leghista su diritti umani, migranti, rom, vaccini, condoni, economia sono inconciliabili non solo con le idee del partito democratico ma, credo, con quelle di qualsiasi essere umano dotato di coscienza».