A differenza di quanto si possa immaginare, sono più italiani che stranieri in emergenza sociale a Latina. “Sia per quanto riguarda il servizio di Pronto Intervento Sociale che per il centro d’accoglienza notturno, tra i soggetti presi in carico più del 50% è di nazionalità italiana”, è il dato riportato in commissione Welfare da Stefania Krilic, dirigente del servizio Inclusione Sociale. Una percentuale che rivela lo stato di disagio economico e sociale che investe anche le famiglie di Latina, così come quelle italiane. Senza contare il disagio sommerso, ovvero tutti quei soggetti che, pur avendone i requisiti, per vari motivi (dalla mancata conoscenza delle strutture e dei servizi fino aduna certa riluttanza nell’affidarsi ai servizi sociali) non usufruiscono dell’assistenza sociale. “Un dato allarmante”, il commento della dirigente. Quello del Pronto intervento Sociale (Pis) è un servizio, assieme a quello del centro di accoglienza notturno, che offre una cartina tornasole dell’emergenza sociale nel capoluogo e della difficoltà dell’ente comunale a far fronte tutte le richieste. “Il personale e le risorse sono insufficienti – ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali, Patrizia Ciccarelli –. Il comitato dei sindaci del distretto ha imposto, inoltre, una riduzione di 100 mila euro dei fondi a disposizione”. Casi di sfratto, di morosità, condizioni di salute precarie abbinate all’impossibilità di curarsi, fino a scenari di marginalità sociale nel senso più stretto del termine: persone che vivono in strada, gli invisibili. Sono queste le situazioni abituati a trattare gli operatori del Pis, un servizio esternalizzato che, abbinato appunto al centro d’accoglienza, è costato nel 2017 circa 300 mila euro, usciti dalle casse di Piazza del Popolo. Circa 45 mila euro, invece, per il centro temporaneo per l’emergenza freddo. Servirebbe in primo luogo un incremento dell’organico, ad oggi costituito da 10 unità: un coordinatore, 2 assistenti sociali, un educatore, un operatore socio-sanitario, due operatori telefonici e tre operatori generici per io centro d’accoglienza. A questi si aggiungono tre mediatori linguistici messi a disposizione dalla cooperativa. Per l’Unità di strada, braccio operativo del Pis volto ad intercettare il disagio sociale sul territorio, vi è a disposizione solamente un assistente. Sono stati, ad esempio, 16 i rimpatri volontari assistiti seguiti nel triennio 2015-2017, per la maggior parte riguardanti cittadini indiani. In agenda ci sarebbe, inoltre, la possibilità di aprire un centro d’accoglienza diurno grazie ad una parte degli stanziamenti elargiti al Comune e provenienti dal Fondo per l’immigrazione. Soldi non vincolati, un tesoretto che ammontava a 350 mila euro nel 2017, circa 450 mila per l’anno corrente. Ma, al momento, resta solamente un progetto dell’assessore Ciccarelli perché non ci sono date sulla possibile apertura. Anche i numeri dell’assistenza dei minori stranieri non accompagnati, molti dei quali egiziani, raggiunge proporzioni significative: 94 nel 2016, 65 nel 2017. Un quadro complessivo, dunque, che manifesta la necessità di una maggiore applicazione – in termini di risorse stanziate – della legge regionale n.11 del 2016, norma che inserisce appunto il Pronto intervento sociale tra le prestazioni essenziali di assistenza.
– Oltre il 50% dei soggetti che usufruiscono del Pronto Intervento Sociale è di nazionalità italiana
– 16 i rimpatri volontari assistiti eseguiti nel triennio 2015-2017
– 94 i minori stranieri non accompagnati in carico nel 2016, 65 nel 2017
– 300 mila euro il costo di Pis e Can nel 2017
22/06/2018