«Ero già stato amministratore in un quadro politico completamente diverso, ma al di là di aver avuto sempre buoni rapporti con la politica, sia di destra che di sinistra, non avendo filiere di governo, abbiamo sempre dovuto mettere del nostro, lavorando il doppio per arrivare a ottenere risultati. L’esperienza è stata bellissima: ho dovuto gestire la pubblica amministrazione sotto ogni aspetto, cosa che mi ha arricchito. Ho conosciuto tantissimi spaccati della nostra città, associazioni, comitati di quartiere ed ho avuto un buon rapporto anche con chi non la pensava come me, perché avevamo l’obiettivo comune di risolvere i problemi».
È stata una campagna elettorale molto combattuta…
«Spesso e volentieri una parte della politica che conosciamo bene ha cercato di spostare il confronto su questioni poco attinenti alla campagna elettorale, gettando fango sull’operato della mia amministrazione, raccontando cose non vere e puntando invece sulle mie vicende personali.
Ricordiamo che pende su di lei una richiesta di rinvio a giudizio.
«Ne ho parlato apertamente con tutti coloro che me lo hanno chiesto».
Ha perso molti voti rispetto a 5 anni fa. Le periferie sono deluse
«Lucrare su questioni ataviche di questa città è semplice: il problema è trovare le soluzioni. Non basta annunciare la nomina di un delegato alle periferie: bisogna trovare i soldi. Non basta dire “io farò”, bisogna avere progetti sulla base delle risorse disponibili. Il problema è grande, non so quale amministrazione potrà portarlo a termine in un lasso di tempo decoroso. A livello regionale e nazionale non c’è collaborazione. Noi abbiamo cercato di raccontare quello che abbiamo fatto e qual è il nostro progetto».
Vi hanno accusato di aver deliberato più in questi due mesi che nei precedenti quattro anni
«Non è così. Dietro alcune vicende ci sono aspetti amministrativi che non sono dettate dal sindaco di turno, ma da tempi tecnici e dal lavoro dei dirigenti. Tutto ciò che abbiamo deliberato era stato inserito nel bilancio triennale approvato nel 2016. Abbiamo avviato cantieri già programmati, appaltato la realizzazione dei campetti sportivi di via Aldo Moro, i marciapiedi di Casalazzara, la ristrutturazione del centro Alzheimer. Ma molte di queste opere partiranno dopo il ballottaggio».
Che bambino era Antonio Terra?
«Ero il papà degli amici, rompevo le scatole a tutti: non li facevo bere, non gli facevo fare tardi. In camera di mio figlio ho un quadro con una lettera scritta dagli amici quando sono diventato genitore: c’è scritto “Ha fatto il papà con noi amici, figurarsi cosa farà con te”». Ho giocato a pallone, a pallacanestro, nuoto, ping pong, tennis anche se dal fisico non si direbbe. Mi piaceva buttarmi negli sport che non conoscevo. E poi me lo dico sa solo: sono un buon sciatore. Ho trascorso l’infanzia a Casalazzara nell’azienda dei nonni, a nove anni ci siamo trasferiti ad Aprilia centro, ho fatto la quinta a palazzo Pizzo».
Un luogo di Aprilia a cui è legato
«Fino a 19 anni frequentavo piazza Benedetto Croce, l’area della Pinetina dove c’era qualche coetaneo un po’ scalmanato. Al bar Paglia, lì dove oggi c’è il Conad, giocavo a ping pong. Poi, presa la patente, ho iniziato ad uscire da Aprilia».
E poi è arrivata sua moglie
Ani 26 anni fa mi ha stravolto la vita. Io a trent’anni non pensavo alla famiglia, immerso com’ero nel lavoro, avevo costituito da poco una società con un socio, un periodo difficile anche economicamente ed ero molto concentrato. Ho conosciuto Ani a Nettuno, poche settimane dopo lei è tornata in Bulgaria e ci siamo presi qualche mese di “riflessione”. L’ho raggiunta nel suo paese e in 15 giorni abbiamo deciso di iniziare una vita insieme, all’inizio a casa dei miei mentre sistemavamo un appartamento: Ani aveva già pancione . Nel 1994 è nato Cristian, nostro figlio, e ci siamo trasferiti».
Ha condiviso con sua moglie l’esperienza da Sindaco?
«Mia moglie mi è stata vicina in maniera totale. Lei si fa prendere dalle vicende personali, si lascia coinvolgere emotivamente, se sa di un cittadino in difficoltà se la prende a cuore vuole aiutarle, la sua professione nel campo medico la porta spesso ad assistere persone anziane e con problemi di salute. Nel palazzo dove abitiamo è diventato il punto di riferimento. Ci rimane male quando mi attaccano. A volte non la pensiamo allo stesso modo, spesso mi ha dato consigli che non ho seguito e alla fine aveva ragione lei. Non posso che ringraziarla».
Cosa apprezza del tuo avversario?
«Sicuramente è una persona a modo, ma abbiamo parlato solo una volta a tu per tu. Siamo due cittadini normali. Entrambi abbiamo chiesto ai nostri sostenitori di concentrare il confronto sui programmi, poi le cose sono andate in maniera diversa».
Il 24 giugno si vota. La spaventa l’astensione del primo turno?
«Al primo turno c’è stato in generale un allontanamento del popolo italiano dalle urne, ma ad Aprilia si sono registrati 4 punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale, che già era bassa. Spero che, a prescindere da chi sceglieranno, le persone vadano ad esercitare il loro diritto costituzionale di votare».