I Castelli Romani al centro della nuova retata politica-affaristica: la famosa “Marino2”, la massiccia cementificazione su 55 ettari pieni di vincoli e criticità anche ambientali, ha un posto di rilievo nell’indagine della Procura della Repubblica di Roma sulla presunta associazione a delinquere capeggiata dal costruttore Luca Parnasi. Il progetto passò con Adriano Palozzi Sindaco e Renata Polverini governatore. Previsto in zona Divino Amore, prevede: palazzi per 15mila nuovi abitanti, una tangenziale, stazione ferroviaria, una università, un polo di preghiera, un polo sportivo e un cimitero, per un totale di quasi un milione e mezzo di metri cubi. Sull’area prescelta pendono precisi vincoli archeologici, geologici, idrogeologici e severe norme edilizie per il rischio CO2, il gas pericoloso per la salute umana, che inibiscono l’attività edificatoria nell’area, come il Caffè scrive da anni. Non a caso il nostro giornale era citato nella inquietante informativa consegnata dai Carabinieri di Castel Gandolfo alla Procura di Velletri, nell’àmbito delle indagini parallele che portarono all’arresto dell’ex Sindaco di Marino, Fabio Silvagni, e all’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso intercettatissimo Palozzi, insieme a una cinquantina di persone. Dalle intercettazioni, emerse che Il Caffè dava qualche grattacapo a certa casta politico-affaristica locale. “Le intese politico-commerciali tra l’on. Adriano Palozzi e l’A.D. di […] SpA, il Direttore generale di […] Srl ed altri”:”ˆcosì i carabinieri titolano due capitoli dell’informativa a febbraio 2016. Palozzi smentì.
L’AIUTINO PER ADRIANO TUO
Nella ricostruzione dei Pubblici Ministeri Paolo Ielo e Maria Grazia Zuin condivisa dal Gudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli, tra i politici spicca Adriano Palozzi, attuale consigliere alla Pisana, dove è vicepresidente della Commissione regionale urbanistica. Su lui e altri politici, le presunte azioni del gruppo Parnasi servivano – secondo il Gip Tomaselli – “per mantenere costante l’asservimento di costoro agli interessi del sodalizio o comunque per finanziarne la campagna elettorale in linea con l’intendimento del sodalizio volto a tessere una trama di cointeressenze illecite, funzionali al perseguimento dei propri scopi di profitto”. Nel caso di Palozzi, si tratterebbe di 25mila euro fattigli arrivare tramite una società di comunicazione a lui “riconducibile” “a mezzo di bonifico bancario quale compenso per l’attività di consulenza e promozione in realtà mai svolta”.
GIÀ AI TEMPI DI MARINO2…
Il feeling tra Parnasi e Palozzi, che gli inquirenti definiscono di “estrema confidenza e familiarità”, avrebbe “origini risalenti […] all’approvazione da parte del Comune di Marino, all’epoca in cui Palozzi ne era sindaco, di un importante progetto di urbanizzazione di un’ampia area di proprietà di una società del costruttore romano”. Solo in seguito, il loro “sodalizio” – spiegano i due PM – si sarebbe cementato attorno al progetto del nuovo stadio della Roma. Su Palozzi i magistrati parlano di una “evidente ed inequivoca mercificazione della funzione pubblica”. Rispetto a quando era Sindaco: “È emerso che durante il mandato di Palozzi […] il Consiglio Comunale ha approvato una delibera di variazione del P.R.G. proposto dalla società Ecovillage srl, Gruppo Parnasi […] e una serie di altre delibere, con le quali […] si dispone una lottizzazione urbanistica […] a dir poco selvaggia” su “area non edificabile”.
LA PRESUNTA “SINTESI” CON M5S
Per gli inquirenti, Parnasi non avrebbe portato a termine il progetto del nuovo stadio della Roma senza la certezza di poter costruire anche Marino 2. Il progetto di Marino 2 è “al momento sospeso – sostengono i magistrati – ma Parnasi lo vorrebbe riavviare”. Come? “Faremo un lavoro per trovare una sintesi con questi di Cinquestelle. Diciamo che io ritornerò pesantemente su questa operazione di Marino”, racconta Parnasi a Palozzi in una intercettazione captata dai Carabinieri di Roma il 6 novembre scorso. Per questo, il potente costruttore romano aveva bisogno – secondo i PM – di coinvolgere anche nuovi politici grillisti di Marino. Palozzi rassicura Parnasi sul nuovo sindaco pentastellato, l’avvocato Carlo Colizza, dipingendolo così: “secondo me non c’ha nessun problema manco così; io, il Sindaco lo conosco bene caro ogni tanto ci vediamo. Lui è un uomo di centro destra, sportivo pure nei ragionamenti […] sicuramente sarà disponibile a tutto”. Parole del trebbiatore di voti ovviamente tutte da dimostrare e smentite da Colizza. Il problema per Colizza, argomenta Palozzi, sarebbe un gruppo di “5 o 6 consiglieri oltranzisti”, che lo manderebbero a casa nel caso di un via libera al progetto Marino2. Dunque secondo Palozzi, solo un terzo dei 15 Consiglieri marinesi 5Stelle si sarebbe messo di traverso. Il Sindaco Colizza nega tutto: “I fatti ivi indicati e afferenti la mia persona sono tutti totalmente falsi, nessuno escluso, dal primo all’ultimo”. La soluzione, conclude Palozzi, è di “togliere un po’ di cubatura” al progetto e di garantire poi il sostegno dei consiglieri di centro destra a Colizza, nel caso in cui questi venisse abbandonato da una parte della sua maggioranza. “Farò dire a miei, che sono tutti all’opposizione, è quello che abbiamo sempre sostenuto, pronti a sostenere al Consiglio se ti mancano i numeri”, assicura Palozzi.
GLI INQUIRENTI SU MARINO 2
Nel 2015, Parnasi era stato costretto ad abbandonare il progetto di Marino 2, compromettendo il progettone dello stadio a Tor di Valle: ma perché? I magistrati lo spiegano nel dettaglio. L’idea di un nuovo paesone da costruire ai piedi dei Colli Albani è stata promossa dalla società Parsitalia, nel 2011. Il progetto preliminare è stato approvato dal Consiglio Comunale di Marino, trainato dall’allora sindaco Palozzi, ad agosto 2011 con le delibere consiliari n. 35, 36, 37 e 39. Poi benedetto a febbraio 2012 dalla Giunta Regionale di centro destra capitanata da Renata Polverini. A seguito dei ricorsi presentati al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio contro il progetto da parte di associazioni e comitati cittadini, Parnasi è stato costretto a quel punto a cedere per intero il progetto nelle mani della SGR Dea Capital, partecipata anche dall’Inps.
STADIO DI ROMA E MARINO2
Il “riacquisto” del progetto di Marino2 da parte del Gruppo Parnasi – dice chiaro e tondo l’ordinanza di custodia cautelare – “è stato posto però quale condizione (da Parnasi, ndr), per l’acquisto da parte della medesima SGR DEA CAPITAL, del progetto immobiliare del nuovo stadio della Roma”. In sostanza, Parnasi – secondo la Procura – puntava a scalzare quanto prima l’Inps dal progetto di Marino2 per riprenderne il controllo totale. Ma perché avevano imbarcato l’Inps per poi farlo fuori? Per incatenare il danaroso e autorevole Ente pubblico al progetto del nuovo stadio della Roma, come aiutino in più nel convincere i politici di rango nazionale, regionale e locale a dare il via libera all’operazione stadio, visto che la costruzione dell’arena per i tifosi romanisti non era stata ancora autorizzata in via definitiva dalla Regione Lazio. Una partita di giro che si è schiantata contro il cartellino rosso dei magistrati e Carabinieri della Capitale.