“Ci sono le elezioni… io spenderò qualche soldo sulle elezioni, che poi con Gianluca vedremo come vanno girati ufficialmente, coi partiti politici eccetera… anche questo è importante perché in questo momento noi… ci giochiamo una fetta di credibilità per il futuro ed è un investimento che io devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre… che manco te le racconto… però la sostanza è che la mia forza… è quella che alzo il telefono…”. Così spiegava Luca Parnasi ai suoi uomini di fiducia, intercettato dai carabinieri: quasi un manifesto della corruzione seriale e perfetta, preventiva e bipartisan. Tanto che l’inchiesta della Procura di Roma denominata “Rinascimento”, culminata con l’arresto dello stesso Parnasi, di cinque suoi collaboratori, del numero uno dell’Acea, Luca Lanzalone, lo stesso che ha scritto il nuovo statuto del Movimento5Stelle e a cui era stato affidato l’incarico di seguire il progetto per il nuovo stadio della Roma, dell’ex assessore regionale PD Michele Civita e del votatissimo consigliere regionale azzurro Adriano Palozzi già sindaco di Marino, sta facendo tremare i principali Palazzi del potere e creando grattacapi a tutti i partiti, dalla Lega al M5S, dal Pd a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia.
“STRUTTURA CRIMINALE”
L’indagine ha messo in luce come, con il vecchio sistema di finanziare i politici, un gruppo imprenditoriale stesse cercando di mettere le mani su grandi opere a Roma e Milano ma anche in provincia, come a Marino e Pomezia. Un sistema vecchio che puntava a quella che viene indicata come la nuova politica. Secondo gli investigatori, la holding di Parnasi, composta da Luca Caporilli, Simone Contasta, il cugino Giulio Mangosi, Zaffiri Nabor, Gianluca Talone, Stefano Torrani e Sergio Teofili, avrebbe costituito “una struttura criminale organizzata secondo ruoli e compiti specifici, dedita alla realizzazione di un indeterminato programma criminoso finalizzato al superamento degli ostacoli burocratici ed amministrativi insorti ovvero che insorgeranno per la costruzione del Nuovo Stadio della Roma o per gli altri progetti imprenditoriali in cui il gruppo risulta impegnato”.
INCHIESTA NATA DA ALTRE INDAGINI
L’inchiesta ha preso le mosse da un’altra indagine su un gruppo composto da 24 soggetti, capeggiato dal noto pregiudicato Manlio Vitale. Ipotizzando un’estorsione compiuta da Vitale ai danni del noto immobiliarista Sergio Scarpellini, gli inquirenti hanno iniziato ad approfondire alcuni rapporti tra lo stesso Scarpellini e diversi pubblici funzionari e politici, tra cui Raffaele Marra, già arrestato, ex uomo di fiducia della sindaca Virginia Raggi in Campidoglio, e l’ex dirigente del Comune di Roma, Errico Stravato, in quel periodo impegnato proprio nel progetto Nuovo Stadio della Roma.
Le intercettazioni
“Un modello di corruzione sistemica – lo definisce così il giudice per le indagini preliminari Maria Paola Tomaselli il sistema messo su da Luca Parnasi – caratterizzata da un’opzione criminale insensibile ai mutamenti politici ed istituzionali e dalla scelta di favorire, a qualsiasi livello e con le utilità più diverse, i rappresentanti delle istituzioni”. Un sistema pronto a finanziare Forza Italia e a cercare di agganciare la candidata pentastellata alla Regione Lazio, Roberta Lombardi, ad andare a cena con l’uomo forte della Lega, Giancarlo Giorgetti, e a far arrivare denaro a Giorgia Meloni, ad avvicinarsi perfino a un uomo vicino a Sergio Pirozzi – il Sindaco di Amatrice sfidante di Zingaretti alle ultime regionali – a mantenere una linea sempre aperta con il Pd.
«ALLORA SCRIVI: GIRO, MINNUCCI, CIOCCHETTI 5, POLVERINI 15… »
Parnasi alla segretaria: “Ascolta, segnami questi nominativi… Ferro, Minnucci, Agostini, allora scrivi Ferro cinque, Minnucci cinque, Agostini quindici, Mancini cinque… Polverini dieci…”. Di più: “Giro cinque… Santini che dovrebbe avermi dato le coordinate… Ciocchetti… Buonasorte cinque”. Secondo gli inquirenti, Parnasi & co. avrebbero “assoldato l’avvocato Claudio Santini, già capo segreteria del ministro per i beni e le attività culturali per avvicinare il soprintendente Francesco Prosperetti, in maniera tale da consentire una diretta interlocuzione dei sodali con il predetto ed ottenere dal medesimo la richiesta di archiviazione della proposta di vincolo architettonico sul cosiddetto Ippodromo di Tor di Valle, la cui esistenza avrebbe precluso la realizzazione del progetto del Nuovo Stadio”. Il gruppo avrebbe poi “offerto, ovvero promesso e/o consegnato denaro o altre utilità agli esponenti politici Palozzi (25mila euro, ndr), Civita e Davide Bordoni, consigliere comunale di Roma Capitale […] per mantenere costante l’asservimento di costoro agli interessi del sodalizio o comunque per finanziarne la campagna”. Avrebbero “programmato di corrompere” l’avvocato Luciano Nunzio, presidente della Cassa Forense (candidato al Senato con Forza Italia alle ultime politiche, ndr), offrendogli, mediante l’apporto di Luigi Bisignani, un considerevole contributo alla campagna elettorale in cambio della sua disponibilità all’acquisto delle quote di Ecovillage”. Cioè della società che porta avanti il progetto Marino2 (cemento per altri 15mila abitanti). Ancora: Parnasi e i suoi avrebbero “offerto diverse utilità e tra queste svariati incarichi professionali a Lanzalone, al fine di corromperlo, acquisendone il costante asservimento agli interessi del gruppo imprenditoriale sostenuto dal sodalizio”, avrebbero realizzato “svariate condotte di favore nell’interesse di Paolo Ferrara, presidente del gruppo consiliare del Movimento Cinque Stelle al Comune di Roma Capitale, al fine di conseguire il suo indebito appoggio”, fornenfogli gratis un progetto di riqualificazione del lungomare di Ostia, e avrebbero offerto a Giampaolo Gola, assessore allo sport 5Stelle presso il X Municipio, “una collocazione lavorativa nella compagine sociale dell’A.S. Roma, all’interno del Coni o in società del gruppo Parnasi”. Infine, il gruppo avrebbe erogato somme a sostegno della campagna elettorale dei candidati grillini Mauro Vaglio e Daniele Piva, alle ultime elezioni parlamentari, “mascherando la natura della dazione mediante l’artificioso conferimento di incarichi e la conseguente fatturazione di compensi per prestazioni professionali non eseguite”.
CENE E CONTRO CENE
Frenetica l’attività di Parnasi per cercare garanzie in tutti i partiti, ricorrendo anche al sostegno di un faccendiere del calibro di Luigi Bisignani, l’uomo che sussurra ai potenti, dai tempi di Tangentopoli a quelli della terza Repubblica. Tanto che quando L’Espresso inizia a fare domande sul denaro dato dal gruppo a una fondazione vicina alla Lega, Parnasi chiama subito lo stesso Bisignani. Parnasi: “Questa è un’associazione che ha valorizzato non solo la Lega, ma ha valorizzato Stefano Parisi, tutto il centrodestra diciamo eemm… a Milano ed è stato anche un veicolo con cui io mi sono accreditato a Milano in maniera importante no… ho organizzato cene e contro cene, ho portato imprenditori, ho fatto quello che, tu mi insegni un ragazzo di 38 anni all’epoca doveva fare per crescere a Milano, a Milano chi cazzo mi conosceva”. Ancora: “Ho anche pensato, però dimmi se sbaglio, fa pure figo in questo momento che qualcuno dica da sinistra che Parnasi è vicino alla Lega, perché il mondo ormai che conta…”. Bisignani: “Tutti pensano che tu sei vicino a Bonifazi…”. Parnasi: “Tutti pensano vicino a Bonifazi col cazzo invece io sono comunque uno che apre …”.
PALOZZI: «A LU’, QUALE ASSESSORATO CI È PIÙ UTILE?»
In Regione Lazio, davanti a elezioni in cui il centrodestra era dato come possibile vincitore, aggancia Adriano Palozzi, che nelle conversazioni intercettate si mostra particolarmente disponibile con l’imprenditore. Palozzi: “Io mi ricandido… io vado a fare l’assessore in Regione! Già abbiamo chiuso tutto…”. Parnasi: “Ma tu che cosa vuoi fare?”. Palozzi: “Quello che ci è più utile Lù. Parliamone”. Parnasi: “Urbanistica!”. Palozzi: “Tu valuta se ci è utile urbanistica. O lavori pubblici”. Parnasi: “Sanità anche”. Palozzi: “Sanità! Tutto quello che ci è utile”. Ben presto Palozzi batte cassa: “C’è bisogno di tutto quello che si può fa’ capendo le varie realtà di tutti in questo momento! (…) però cerchiamo veramente di andare ad iniziare perché sto messo veramente male… sono spariti tutti!… la campagna elettorale a me una mano serve… cioè io mi gioco il culo lì!”. Parnasi: “Quanto ti costa la campagna?”. Palozzi: “Mi costerà 4-500mila euro… ”.
IL FIGLIO DI CIVITA
A chiedere favori è anche il dem Civita, alla ricerca di un posto di lavoro per il figlio: “Lui è laureato in economia! Se ti mando il curriculum […] Ma… anche la cosa più umile… all’inizio… più è umile all’inizio, e meglio è!”. E Parnasi: “Tu non ti preoccupare. Ci parlo e gli voglio far fare al ragazzo io faccio un lavoro come se stessi parlando… come se… io ho un nipote che ha… io forse ce l’ho pure, però ridammelo, ridammelo, ridammelo che ci penso io! Lui si chiama? Basta. Ci penso io! Com’è il telefonino?”. Civita infine si raccomanda di non assumere il figlio in una delle società direttamente riferibili a Parnasi, “per ragioni di opportunità, nulla che riguardi le tue società. Ovviamente”.
«IL GOVERNO LO FACCIO IO»
Le intercettazioni, audio ma pure video, sono freschissime. Una delle più “forti” è del 15 marzo, 11 giorni dopo le elezioni. Esulta Parnasi al suo commercialista Talone, anch’egli fintio in carcere: «Il governo lo sto a fare io, eh! Non so se ti è chiara questa situazione». Si arriva così alla cena segreta a casa di Parnasi, il 12 giugno: ospiti Luca Lanzalone e Giancarlo Giorgetti, potente capo della Lega attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. In altro momento, Parnasi dice a Talone: «Domani c’ho un altro meeting dei Cinque Stelle… perché pure ai Cinque Stelle gliel’ho dovuti dare eh… ».
L’AFFARE OSTIA
Affari che non si fermano davanti a nulla. Come quando il gruppo mostra disponibilità a fare degli interventi ad Ostia per arrivare a tenere tranquillo un pericolosissimo clan come gli Spada: “In questo momento c’è… la sindaca nuova, la mini sindaca di Ostia, Ostia perché è un posto infestato dagli Spada quindi bisogna… anche gli stessi Spada… sarebbero interessati che a Ostia se ne parlasse bene così si calma la pressione su di loro e continuano a rubà… come… non so se mi spiego, questi so’, capito?… Quindi, per rispondere alla… alla… alla sintesi…”. A forza di cercare di ungere tutte le ruote di tutti i carri politici, qualche dubbio sul “sistema” sembra però essere venuto nel tempo anche a quelli che sarebbero i più stretti collaboratori di Parnasi, come il cugino Giulio Mangosi: “credo che sia una mentalità italiana che un po’ sta scemando quindi… cioè non può funzionare solo così… stanno troppo sotto l’occhio del ciclone… stanno … è rimanere troppo anni ottanta, lui purtroppo è abituato solo a questo metodo”.