Era il lontano 1985 quando una famiglia di tedeschi, che stava trascorrendo le vacanze in una villa presa in affitto tra Anzio Colonia e Lavinio, vide finire il periodo di relax nel peggiore dei modi, con un’esplosione appunto e il figlio della coppia, un bambino di undici anni, gravemente ustionato. Quel bimbo è ora un 44enne, ha ingaggiato una lunga e tormentata battaglia legale, ma non si è visto riconoscere neppure un centesimo per quanto subito. Il Tribunale di Anzio, nel 2011, gli riconobbe un indennizzo, condannando al risarcimento due fratelli titolari di una ditta neroniana di installazione di bombole di gas. Secondo il giudice, i due non avevano posizionato il tappo di sicurezza sul tubo che collegava l’impianto GPL con la cucina dell’appartamento, determinando così la fuga di gas incontrollata, con la conseguente esplosione e il ferimento del bambino. I due, prima di installare la bombola, non avrebbero inoltre controllato l’impianto. Una sentenza ribaltata però in appello nel 2015, con il rigetto della richiesta risarcitoria. Per la Corte d’Appello di Roma mancavano le prove sulla responsabilità dei due sull’accaduto. Deceduti i due fratelli titolari dell’azienda, la vittima ha tentato il ricorso in Cassazione contro gli eredi degli imprenditori, ma il ricorso è stato ora rigettato e il 44enne condannato appunto anche alle spese.
Anzio, 1985: ustioni dopo l'esplosione
Nessun risarcimento 33 anni dopo l’incidente (e pagherà anche le spese legali)
Quando si dice oltre al danno la beffa. Trascorsi ben 33 anni dall’incidente subito mentre era in vacanza ad Anzio con i genitori, quando un’esplosione dovuta a una fuga di gas gli procurò gravi ustioni, quello che ormai è un uomo di 44 anni ha ottenuto solo ora una sentenza definitiva che, per una serie di cavilli, gli nega qualsiasi risarcimento e lo condanna anche a pagare sostanziose spese legali e di giustizia.
19/06/2018
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