L’impianto di biometano da rifiuti organici a Latina Scalo non può bloccarlo adesso il Comune di Latina. Né tantomeno può farlo secondo la procedura invocata dal Consigliere di opposizione Nicola Calandrini, ex Presidente del Consiglio comunale quando spuntò un parere favorevole “di massima” dall’allora capo dell’urbanistica comunale il 1° giugno 2016, arch. gen. Giovanni Della Penna da Cisterna. Quel che invece è sicura di poter e voler fare l’Amministrazione Coletta è “vigilare affinché siano rispettate tutte le prescrizioni”. Ossia controllare che, se e quando sorgerà, l’impianto della Recall Latina Srl operi nel rispetto di tutti i criteri imposti dalle autorizzazioni.
CONTROLLO PUBBLICO APERTO E SANA GESTIONE DEI RIFIUTI
È questo uno dei cardini della delibera proposta dal capogruppo di LBC Dario Bellini, che dà mandato a Sindaco, Giunta e uffici comunali di istituire un Comitato di controllo con la partecipazione dei residenti, di realizzare altri impianti di biometano a gestione pubblica con altri Comuni per una gestione dei rifiuti improntata all’economia circolare, anche attraverso i fondi regionali per le compostiere di comunità e il ripristino delle cosiddette Isole Ecologiche e di evitare con ogni mezzo legale la riapertura della discarica di Borgo Montello. Tutto ciò è stato apporvato dal Consiglio comunale mercoledì 6 giugno. Favorevole LBC con 18 “sì”, contrari Nicola Calandrini, Andrea Marchiella e Matilde Celentano. L’atto proposto da Bellini non dà comunque per scontato che l’impianto arrivi, parlando di “sua eventuale realizzazione”.
«IL COMUNE NON HA POTERE DI BLOCCARE IL PROGETTO»
Calandrini ha chiesto di annullare il “sì” della Provincia di Latina invocando la discussione e il voto dell’Aula sul progetto che, secondo lui, doveva passare al vaglio del Consiglio comunale. «Ciò non è possibile semplicemente perché la normativa che disciplina (meglio dire che liberalizza) la realizzazione di questi impianti – replica l’Assessore all’ambiente Roberto Lessio -, considera questi impianti come strategici per la politica energetica nazionale, dichiarandoli di pubblica utilità e indifferibili, anche se proposti da privati. La legge di riferimento è il decreto legislativo 387/2003, emanato dal governo Berlusconi ma sostanzialmente avallato anche dal centro sinistra e dalle principali associazioni ambientaliste italane. In base a tale decreto – spiega Lessio -, nel rispetto delle altre normative specifiche sui vincoli e gli insediamenti abitativi, questi impianti possono essere realizzati pressoché ovunque: anche in zone agricole, oltre che in zone industriali e artigianali. Di fatto – ragiona l’Assessore – gli Enti locali sono stati così espropriati delle capacità-necessità di programmazione degli interventi sul proprio territorio».
NESSUNO SI OPPOSE QUANDO FU PRESENTATO L’INIZIALE PROGETTO
Al di là del ripasso sulle regole vigenti, l’autorizzazione definitiva arriverà solo con la valutazione di ottemperanza, cioè dopo che la Recall Latina avrà dimostrato di essersi adeguata alle prescrizioni imposte dalla Provincia. «L’iter autorizzativo del progetto, nella iniziale versione centrale a ‘bio’gas (gas dai rifiuti bruciato tutto in loco per generare elettricità, ndr), è iniziato il 1° ottobre del 2013 – rammenta Lessio -. La prima Conferenza dei Servizi c’è stata a marzo 2015, con Giovanni Di Giorgi sindaco e Nicola Calandrini presidente del Consiglio comunale. Nessun Ente interessato in quella fase dall’AUA (Autorizzazione Unica Ambientale), men che meno la parte politica dell’Ente Comune di Latina, ha depositato agli atti documenti che dimostravano l’improcedibilità e situazioni ostative alla realizzazione del progetto in versione centrale». Anzi, in modo un po’ ballerino, arrivò una specie di “sì” comunale. «Il Servizio Urbanistica del Comune di Latina – aggiunge Lessio – si era espresso, in data 01/06/2015, con un parere “sostanzialmente favorevole”».
IL FAR WEST DEI ‘BIO’GAS FURBETTI
Nel frattempo però la Regione fu inondata di richieste autorizzative per centrali a ‘bio’gas che in realtà mascherano impianti di smaltimento di varie tipologie di rifiuti, mentre quello proposto a Latina Scalo aveva richiesto ed ha ottenuto autorizzazione solo per due codici CER: sostanza organica proveniente da raccolta differenziata e prodotti organici di scarto provenienti dalle agro-industrie locali. Dal canto suo la Regione ha retto il gioco con una presunta pianificazione del settore rifiuti che oggi vede il Lazio senza un serio Piano e si rischia addirittura – come intimato dal Tar a fine aprile che a decidere nuove discariche e altri impianti sia il prefetto di Roma. «Il nuovo progetto Recall – precisa l’Assessore Lessio – oltre all’energia recupera materia, sotto forma di compost e/o ammendante organico da restituire ai terreni agricoli, così come prevedono la normativa italiana sugli impianti di produzione da fonti rinnovabili e il nuovo pacchetto sull’Economia Circolare dell’UE. La nuova versione dell’impianto Recall a Latina Scalo determina diversi vantaggi economici ed ecologici, che superano di gran lunga la criticità della localizzazione».